lunedì 13 aprile 2015

Bravo, pampa Papa.

La diatriba fra la Turchia e la Santa Sede si è già spostata sulle interpretazioni storiche e le sottigliezze giuridiche. Sono state interpretate, da parte turca, le differenze di attribuzione linguistica, al "genocidio" armeno e ai "massacri" in Ruanda, come se si volesse preservare l'influenza "cristiana" in Africa e non ci si curasse che dei cattolici Armeni, dei Siriaci, dei Greci citati nel discorso papale, incentrato, ancora una volta, sull'indifferenza verso il "genocidio o lo sterminio" dei cristiani nelle zone di più antico insediamento: "più che ai primordi del cristianesimo". Si è sottilizzato sulla giuridicità del concetto di genocidio - come se il milione e mezzo di morti non ci fosse stato - si è cercata una compensazione sui numeri ( cinquecentomila Armeni e cinquecentomila Turchi ) prodotti dalle malattie e dalle depoortazioni, si sono contrapposti i morti Turchi e islamici nella miriade di guerre ( l'Impero ottomano era ai suoi minimi storici ), "ignorati" dal Papa. Si è rimarcata la contraddittorietà fra le premesse inclusive di Bergoglio, subito dopo la sua elezione e la "discriminazione" "pro domo sua" di ieri. Insomma si è rilanciato sul piano strettamente politico, contro quello che è stato avvertito come un atto di ostilità mirato da parte di un'entità di cui al popolo turco "non importa assolutamente nulla" come ha affermato il Ministro dell'interno anatolico. Ali Agca conferma. Il Vaticano non aggiunge verbo e non poteva sfuggire a Bergoglio che la sua presa di posizione avrebbe suscitato le prevedibili reazioni del Governo turco. L'Europa non commenta ufficialmente. Nuove "misure" sono preannunciate dalla Turchia. Un ulteriore arroccamneto confessionale e nazionalistico? Eppure, ho molto apprezzato la chiarezza e la nettezza del pronunciamento papale ( casomai dovrebbe citare, in un altra occasione, anche i "genocidi" degli oppositori in Argentina ) sia che avesse un dichiarato e lecitissimo scopo politico, contro la persecuzione in atto contro i cristiani o fosse funzionale a farsi valere nel gioco diplomatico europeo, perché voglio credere che, prima e al di là ditutto, ci sia stata la semplice e spontanea volontà di dire la verità, assumendola a base di qualsiasi possibilità di relazione e rinnegando la falsità complice, ma spesso anche criminale, dei manierismi diplomatici. Il messaggio è di Bergoglio e solo del suo pontificato: la Chiesa intepreta il Vangelo o lo ripone spesso nel cassetto, a seconda degli equilibri del Conclave, comprendendo sul proscenio della storia ogni possibilità, tutto e il contrario di tutto, interagendo con la complessità degli eventi e dell'animo umano, compresi i suoi ipocriti interessi. Bisognerebbe analizzarne la capacità esegetica, in funzione della sua dottrina e della corrispondenza al vero ed al reale. Sarebbe per gli storici un esercizio onesto.

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