mercoledì 8 aprile 2015

Quasi tutti a tavola.

Nè il Papa, né il presidente della Repubblica, presenzieranno all'apertura dell'Expo di Milano. Eppure, le esposizioni universali hanno sempre avuto il suggello delle autorità, di solito laiche, dei Paesi che le ospitavano. Il rifiuto del pampa-Papa si può giustificare con l'incongruità della sua figura con una grande manifestazione commerciale, soprattutto in ragione della sua cifra pontificale, incentrata sulla misericordia e la solidarietà fattiva verso i poveri. Ci sarà occasione per lui e per la Chiesa cattolica di manifestarsi attraverso il Giubileo straordinario indetto per l'autunno, ma non può sfuggire la contraddittorietà, che ha voluto rimarcare, con le più smaccate manifestazioni della ricchezza e del capitalismo che esclude o relega. Il Presidente della Repubblica ha diverse giustificazioni. Da un capo di Stato non ci si aspetterebbe che disertasse una kermesse fra le più significative per l'economia nazionale nella sua proiezione verso il mondo, ma il rigoroso Mattarella non vuole inaugurare un maxi-emporio caratterizzato da corruzione diffusa e palese e da connessioni, più che iframmettenze, mafiose. Lui, fratello di un caduto sul campo, non ha voluto averci a che fare e mascherare la realtà graveolente della Fiera universale, con le apparenze diplomatiche delle inaugurazioni a prescindere dai dati di fatto. Mi sembra una decisione seria, di significato. Si celebrino i fasti - pare prevalentemente alimentari - del Bel paese, ma si separino le istituzioni più rappresentative dalla connivenza con il malaffare politico e criminale. L'Italia è corrotta e la buona tavola piace anche ai mafiosi e ai mazzettieri.

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