martedì 14 aprile 2015

Chi è senza peccato..

"I cristiani hanno commesso dei genocidi". Il Governo turco ha omesso di dire, a loro volta, ma è implicito. Ha ammesso così, implicitamente, le proprie colpe ed ha solo eccepito di trovarsi in compagnia del suo accusatore. La conquista delle americhe da parte degli spagnoli e dei portoghesi, soprattutto, hanno conosciuto un'opera di "evangelizzazione" dei nativi: sulle baionette ha viaggiato il Verbo, senza che nessuno degli indigeni ne sentisse la mancanza o ne invocasse l'intercessione. E' anche vero che, in limitate circostanze, ad opera dei Gesuiti, alcune popolazioni indigene siano state temporaneamente tutelate dal genocidio spagnolo, fino a che, rotti gli indugi, le soldataglie avevano proceduto alla loro distruzione. Non erano mancati gli stupri e neppure le copule volontarie durante la permanenza coloniale, tanto che dalla conquista delle terre d'oltre mare, era stata importata in Europa la sifilide, che si espanse rapida in tutto il continente e le isole, come in tempi recentissimi l'AIDS. La rimostranza turca, sul piano comparativo, non è infondata. basta rifarsi al comportamento dei cristiani-ortodossi Serbi nei confronti dei Kosovari: tentativo di pulizia etnica o genocidio, stupro pianificato di donne musulmane, fino a far loro concepire dei serbi, dato che erano state emarginate dal loro ambiente culturale ed espropriate del loro territorio. Lo stesso atteggiamento dei fondamentalisti musulmani verso le donne delle comunità cristiane. E' abbastanza controverso che le persecuzioni attuali siano più pervasive di quelle delle origini; il fatto è che la decimazione è oggi condotta con metodi bellici e cerca di estirpare la presenza cristiana dai luoghi più antichi del suo insediamento, ma senza la sussistenza della comunità romana, che rischiò sul serio l'estinzione, la nuova dottrina, innestata sui canoni del diritto romano, non avrebbe mai cominciato la sua costruzione dottrinaria, protrattasi per secoli, fino al 1500 e le comunità autoctone delle regioni attigue alla Palestina, dove Paolo di Tarso fondò, attraverso la sua predicazione itinerante, un nuovo culto, sarebbero rimaste sparse e modeste, per numero ed a concreto rischio di aggressione e di estinzione. Ma competere sulle lotte intestine, della tripartizione dell'unico Libro, è un'arcaica rivendicazione di un potere estinto, per speculare su un sentimento vivo, vivissimo, nei cuori e nelle coscienze di popoli archeologici. "Non pensavo che fosse un politico di tal fatta", ha detto Erdogan, "d'ora in avanti lo riguarderemo di conseguenza". I papi e un Papa gesuita sono certamente dei politici, ma dovendo scegliere, sul piano storico e limitatamente al fatto citato, a prescindere da quelli omessi, il pampa-Papa ha detto una verità scomoda. Può accettarla Erdogan? Se la sente di rinunciare a riagganciare l'elettorato nazionalista del suo competitore elettorale? Cominci ad accettare le responsabilità storiche della Turchia e, alla luce di questo, contrattacchi, se vuole e può apporossimarsi, sia pure in termini spuri, a quell'Europa che ha influenzato, in parte, le sole Istanbul e Izmir. L'alleanza militare con l'Impero guglielmino, con la NATO e con gli Stati Uniti, non bastano.

Nessun commento:

Posta un commento

Sono graditi i tuoi commenti