martedì 21 aprile 2015

E' tempo di girare la penultima pagina.

Il XXI Aprile, data della liberazione di Bologna, trascorre nell'indifferenza del passeggio primaverile, delle scolaresche in fila indiana a frangere il riflusso indistinto del corso. I lavori a rilento per il filobus che non rialza di un centimetro la quotazione di un Sindaco brutto e grigio, figlio di un tempo passato, malamente riciclatosi nel nuovismo, impediscono fanfare e cortei. Un esponente della destra democristiana, oltre ad essere certamente un profittatore, come Guazzaloca, impigrirebbe ancora di più la provinciale città, che avrebbe bisogno di un Roversi Monaco per rilanciarsi alla grande e trasformarsi rapidamente in una città metropolitana moderna. Ma fra i comunisti riformisti e i democristiani di tolla, per il cugino Fabio Alberto, non c'è spazio e non è lui a risentirne. Stanno per chiudere i battenti due storiche aziende bolognesi: hanno già annunciato la resa. Inutile citarle, sono già nel mondo dei più. Sopravvivono solo gli Studi professionali di più solido basamento clientelare, ma restringono i loro ambiti applicativi, lesinano sulle ore dei dipendenti e sulle provvigioni o onorari consulenziali dei più accreditati collaboratori. Costoro si rivolgono alla concorrenza..dispersa e dispersiva. Le famiglie, nella fase più impegnativa, per le spese e per l'età dei reggitori, conoscono un'altra fase, l'ultima, di disagio e sacrificio, per portare in porto i figli, almeno per gli accademici allori. I figli e i nipoti dei titolari degli Studi professionali di cui sopra non soffrono di riduzioni di orario di lavoro e di reddito, così come i titolari non soffriranno di carenza o ridimensionamento di dividendi. La retorica che ricopre la controriforma del lavoro continua a salmodiare, col coro d'accompagnamento di sindacati e patronati collusi, al mantenimento di uno stato di fatto, dato che sono associazioni non riconosciute, cioè esclusivamente private. Mai la solidarietà, impetrata dai tribuni della plebe per i poveraci, intaccherà di un'unghia la rendita dei padroni e, con essa, il sistema di potere e la moralità politica. Le riforme servono solo a questo in un contesto internazionale mutato. Questo pomeriggio, in piazza del Nettuno, un'anziana commemoratrice della liberazione, che terminerà quattro giorni dopo a Milano, parlava con voce fioca ai passanti che tiravano dritto, che non potevano percepirne le parole, mentre, alle sue spalle, sui gradini della bibioteca multimediale, i ragazzi bivaccavano, parlavano fra di loro, fumavano. La democrazia si è fatta esclusivamente consumistica, il riflusso culturale partecipato ha toccato livelli di insipienza e di superficialità sconcertanti eppure ancora parziali. Il tempo dell'impegno sociale è finito perché è inutile.

Nessun commento:

Posta un commento

Sono graditi i tuoi commenti