domenica 19 aprile 2015

Chi non mi vuole non mi merita.

Enrico Letta lascia il Parlamento e "questa politica". E' indubbio che a determinare il suo gesto sia stato il levantinismo al Governo con il quale è stato disarcionato. Dice che rinuncerà formalmente alla pensione. Non so se sia possibile, ma questo è secondario. Andrà a Parigi a fare il Rettore di una prestigiosa scuola diplomatica universitaria. Nel gesto è implicito il dolore, non attenuato dal tempo, per il plebeo tradimento dello statista di Rignano e del suo manutengolo quirinalizio. Il suo Governo vivacchiava nell'inanità e, per questo, i burocrati europei lo hanno rimosso, come fecero a suo tempo con Berlusconi, sempre con l'avallo di Napolitano. Ora sul proscenio resta solo Renzie, per condurre a compimento il lavoro sporco che gli è stato commissionato, dopo che una convention occasionale di passanti, pagando due euro, lo ha primariamente e, per ora, esclusivamente, votato, affinché commissariasse l'Italia per conto della Troika. Due impasti politici diversi, due educazioni e culture incompatibili con la politica italiana e, forse, non solo.

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