sabato 31 gennaio 2015

Per chi crede al cambiamento.

Il Mattarellum è presidente della nostra repubblica dei fichi d'India. Sarà di nuovo regista ( o produttore? ) di una seconda compromissoria, controriformistica e gattopardesca "riforma della sua riforma". L'unica novità che rappresenta è l'origine geografica: fino ad ora erano stati Presidenti solo toscani, sardi, piemontesi e napoletani. Sergio Mattarella è un uomo laconico, silenzioso, omertoso? Eppure suo fratello, Piersanti, è stato ucciso per mano della mafia, ma, fin da allora, soprattutto nel bellissimo libro di Nando dalla Chiesa in memoria del padre, non mancarono i rimandi alla poco chiara figura del padre Bernardo, democristiano e doroteo ( cioè sulle posizioni attuali degli ex MSI ) che di rapporti stabili con la mafia, compresa Portella della Ginestra, era stato sempre sospettato. D'altra parte, questo moroteo, su cui non devono cadere le colpe eventuali del padre, non viene dal quartiere dello Zen, non coltiva retoriche presunzioni idealistiche da affrancamento dalla miseria, è anzi rampollo di una famiglia ricca e ammanicata, come è conseguente alla posizione sociale ricoperta nell'isola, in politica e nelle istituzioni. Mattarella è citato per il suo gran rifiuto ad avallare la sperequata scelta nell'assegnazione delle frequenze a Berlusconi e per le dimissioni dal Governo presieduto da Andreotti di cui faceva parte ed è citato per la sua assenza dalle note delle agenzie di stampa e dalle riprese televisive. Come si addice a un giudice. Non è comunque un uomo nuovo: Renzi si è clamorosomente contraddetto nel volerlo imporre. Potrebbe mettergli il bastone fra le ruote su singoli provvedimenti, ma dubito che possa mettersi di traverso rispetto alla politica golpista di cui è stato l'ultimo beneficiato, con il contributo importante dell'ex presidente Napolitano. Sarà con Renzie cogarante dell'ubbidienza europea. Un uomo silenzioso non è un uomo di contrasto, bensì di mediazione, in questo caso neppure esplicita. A determinare la sua elezione sono stati i settantacinque voti di quei democristiani di complemento che fanno capo ad Angelino Alfano, ricondotto sulla retta via dalla minaccia di sostiturlo ( avrebbe potuto vessarlo ma non ha ancora i poteri per poterlo sostituire d'imperio ) nel suo agognato e necessario ( per la sopravvivenza ) ruolo poltronistico. Altri cento voti sono venuti dalla fronda dentro Forza Italia, dopo che Berlusconi, fidanzandosi per dare una parvenza di istituzionalità tardiva alla sua satiriasi, ha rinunciato alle olgettine, alla vita carnascialesca, perdendo se stesso. Volere o volare, fra Renzi, Alfano e Mattarella si è svolta, nei fatti, una triangolazione democristiana che ha escluso, per questa tornata, Pier Ferdinando Casini e che, nel farlo, ha privilegiato, prelevandolo dalla naftalina condizionatrice della Corte costituzionale, probabilmente il migliore e il più preparato dei tre, secondo una presunzione "in absentia" di elementi per valutarlo. I democristiani della diaspora, a volte apparentemente l'un contro l'altro armati, continuano a pioverci sulla testa, soprattutto attraverso le elaborazioni "istituzionali" nelle quali si articola il potere soprastante alla non più espressa volontà popolare.

Nessun commento:

Posta un commento

Sono graditi i tuoi commenti