domenica 11 gennaio 2015

Congedi.

Francesco Rosi è morto qualche giorno fa, oggi è mancata Anita Ekberg. L'Anitona di Fellini ha raggiunto nell'Empireo della celluloide ( toh! come mi vengono, in rapporto al cinema, queste suggestioni d'immortalità? )il suo Marcello di Fontana di Trevi. Pochi anni fa, moriva Lucio Dalla, poche settimane or sono, Mango..eran pochi giorni e Pino Daniele se ne andava, vittima di una vita troppo intensa in rapporto all'età e ad una frenesia sessuale rinnovata in età matura. Nel caso del cantautore napoletano sono esplose "il giorno dopo" le sceneggiate delle potenziali eredi del suo patrimonio, la prima e l'attuale Musa. Francesco Rosi è stato il primo cineasta civile del dopoguerra; per primo, con coraggio, ha messo il nero sul bianco di un documento filmico, il sacco e la speculazione della politica malavitante sulla città di Napoli e lo ha fatto con tanto acume ed approfondimento di tutte le notizie e le indiscrezioni che si potevano cogliere, da porre le basi illustrative e documentarie di un sistema coeso di corruzione pubblica e privata, che si è sviluppato ( per entità ) e trasformato per opportunità. Di tutti gli artisti citati, Francesco Rosi è stato il pià intellettualmente impegnato, tanto da ridurre la produzione delle sue opere, per scrupolo documentaristico e per non disperderlo nel moto inerziale del commercio. Per quei tempi - non esisteva ancora il cinema a colori - la glabra rappresentazione dell'aridità affaristica, ignara dei concittadini e basata sull'edilizia, anticpiò le cronache giornalistiche e giudiziarie sul sacco di Palermo e sull'abuso privatistico come regola dell'asocialità nazionale. Il costume non si modifica con una denuncia, la cultura non serve per fare affari.

Nessun commento:

Posta un commento

Sono graditi i tuoi commenti