martedì 27 gennaio 2015

La memoria di ciò che non si conosce.

Il giorno della memoria dello sterminio ebraico è quasi priva di testimoni diretti e i ricordi di chi ha avuto parenti prossimi, coinvolti od impegnati nella storia dello sterminio tentato in europa sono già qualche cosa di mediato nell'espressione e nei sentimenti. Eppure restano le immagini di corpi macilenti o scheletrici, di pellanchere vuote ammonticchiate nei cortili dei lager dopo essere state uccise, ma il silenzio delle potenze, che erano a conoscenza dei fatti, delle popolazioni coinvolte ( le eccezioni confermano la regola ) della Chiesa cattolica che organizzerà la fuga dei ricercati nazisti in sud america e segnatamente in Argentina, non lasciano presagire nulla di fondato, di fondatamente buono. Bene ha fatto il Rabbino capo di Gerusalemme in visita a Roma a ricordare la ripetitibilità dell'olocausto, la sua non originalità, nè per quanto riguarda i semiti, nè per quanto potrebbe riguardare altre nazionalità. E' infatti contestuale all'eccidio ebraico lo sterminio etnico degli Armeni nell'Impero ottomano, tanto descritto quanto pervicacemente negato, come avvenne, del resto, durante la sua attuazione. Anche in questo caso vi fu un silenzio indifferente dei paesi non coinvolti ed uno complice della Germania che con la Turchia intratteneva ed intrattiene rapporti storici. Le cronache di questo sterminio etnico rammentano i costumi islamici di vendere e far prostituire le vedove e i loro figli, maschi e femmine e la loro vendita al mercato degli schiavi, come fanno ancora, nell'indifferenza più assoluta, i miliziani del califfato di Baghdad, come fecero i cetnici serbi ( vendita a parte ) durante l'ultima guerra civile jugoslava, senza che neppure la Chiesa chiedesse un intervento alle neghittose potenze delle quali è, di fatto, alleata, se non per evitare, alla fine, sopraffazioni politiche degli ortodossi sui cattolici ed ora dei musulmani sulle disperse comunità cristiane nelle terre arabe o altrimenti islamiche. Le cause storiche degli eccidi - molti dei quali sono avvenuti in epoca antica -, sono state varie, contingenti, particolari e ciascuna, per non scemare nella commemorazione tanto enfatica quanto rituale e vuota, va demandata all'analisi storica, che non rassicura nei suoi adattamenti revisionisti, quando le opportunità politiche, le sue strumentalizzazioni, li sollecitano. Le generazioni si succederanno, in carne ed ossa, in ignoranza e malafede, mentre le memorie, neppur condivise, si stagliano sempre più lontane su di uno sfondo che, da se sole, non ne impediranno il ripetersi, non necessariamente sugli stessi soggetti, ma certamente su qualche debole e minoritario capro espiatorio.

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