martedì 27 gennaio 2015

Guerre di confine.

Continua la guerra fa l'Ucraina al di qua del Dnepr e quella russofona, nella quale gli spetsnaz sopravvissuti alla Cecenia combattono come antichi aspiranti feudatari agli ordini di Vladimir Putin. Da tempo non se ne aveva più notizia, dall'abbattimento, di incerta attribuzione, dell'aereo civile malese. Reimpossessatosi della Crimea, il piccolo zar continua nella sua politica ai confini del suo impero continentale, ora senza appendici o ammortizzatori di sicurezza, così come continua l'assimilazione - secondo me non priva di elementi di corruttela - degli ex satelliti sovietici, da parte della NATO, dell'europa guglielmina e della geostrategia finanziaria e statunitense, che rischia di compromettere la permanenza al potere di Putin stesso. Una strategia simile non poteva che provocare una reazione conforme a tutta la tradizione russa, zarista, rivoluzionaria ed attuale. La Russia putiniana non è una democrazia, è un'autocrazia mal mascherata. Anna Stepanovna Politkovskaja, nata a New York da diplomatici russi, uccisa a Mosca mentre rientrava nella sua modesta dimora perché aveva rimosso la natura illiberale del suo Paese, non riposa in pace. Le sue cronache giornalistiche, nella terra di nessuno di un potere ancora fluido e indeterminato, erano troppo precise ed è stata eliminata. Ma la Russia, però, ha smesso di essere una terra d'emigrazione, ancora troppo acerba per una democrazia e poco incline ad eleborarne pazientemente i tempi biblici, conservando dignità e coerenza morale. Per questo poco e per questo tanto, a Donetsk si continua a morire senza senso, vittime sacrificali di appetiti barbarici su entrambe le sponde del Dnepr, dopo un contro colpo di Stato, fomentato - dopo quello putiniano - dall'occidente tedesco e americano, valendosi cinicamente di milizie filo-naziste ( come in medio-oriente dove ci si trova a intervenire contro gli alleati strumentali di poco prima ) e mentre la popolazione stenta a nutrirsi, perché a qualche estranea entità interessa l'egemonia senza differenziazioni, in giro per il mondo e a qualcun'altro interessa, invece, la sua autonoma autorità territoriale, oggi (multi)nazionale, entro confini storici e, possibilmente, anche nei pressi, secondo il costume degli imperi, che non contemplano altro che schiavi fuor di matrice, siano essi l'Impero Ottomano, quello guglielmino, quello nord americano, ai a cui prestan nome i politici di paglia dei singoli tasselli dello scacchiere.

Nessun commento:

Posta un commento

Sono graditi i tuoi commenti