lunedì 26 gennaio 2015

Là, dove è la democrazia.

Syriza ha vinto. Dpo cinque anni di governo assegnato dalla troika a quel Samaras che, per favorire gli interessi di una piccola cricca di reddituari, aveva falsificato i bilanci pubblici e inserito a forza, ma con levantino inganno, il suo parassitato paese nell'europa massonica e neo gugielmina, ha dovuto passare la mano. Dopo che il Pasok ( socialisti per modo di dire ) si era dissolto per la sua incapacità, da sinistra, a contrastare la crisi che la sua corruzione binaria, con Neo Demakratia, aveva creato e conservato, il popolo greco ha saputo ritrovare il suo "partito" e la sua dignità. E' un bel giorno per la democrazia, là dove è nata. La mancanza di due seggi per formare un governo autonomo, riaprono purtroppo i giochi di corruttela così intrinseci al costume greco e causa della sua strutturale debolezza, ma la forza oppositiva che li vide protagonisti contro i nazisti ed i fascisti italiani si è rimanifestata. Non valsero a spegnerla la dittatura dei militari, ..né l'uso dell'impiego pubblico per ammortizzare la miseria endemica di una piccola e periferica società. Ma, in più, nell'ultimo quinquennio, si è giunti a raccattare gli avanzi nei cassonetti dell'immondizia, a smettere di curare i malati terminali, a procrastinare i termini previdenziali e a ridurne al lumicino le prestazioni, a segnare un aumento della mortalità infantile, tipico del terzo mondo; tutto per salvaguardare le obbligazioni in pancia ai maggiori istituti di credito dell'europa che conta. Il giovane leader, Tsipras, è stato coerente, ha avuto coraggio ed ora deve assumersi un onere grandissimo. Penso a Renzie e ne traggo le solite scontate conseguenze. In Italia, il buffoncello sta al potere in virtù di un colpo di Stato. Si è ben guardato dal commentare la vittoria di un giovane serio. Le bandiere del PD erano assenti questa notte in piazza Syntagma. E' pazzesca l'omertà che circonda la vittoria di Syriza in Grecia, nelle prime elezioni libere in occidente, senza cioè consessi creati ad arte, di nominati. I giornali, anche Il Fatto quotidiano, mettono la notizia nell'occhiello di seconda pagina e lasciano alla prima le strategie elettorali ( per il presidente di questa repubblichetta ) di quel pover'uomo di Matteo Renzie. Sembra, da queste prime ore, che la strategia imposta sia la relegazione, l'emarginazione di un fenomeno importante, nelle sue valenze civili e democratiche, a beneficio di una concezione ragionieristica ed ignorante della vita istituzionale e della autodeterminazione dei popoli e degli individui. E' un altro attestato, se mai ve ne fosse stato bisogno, della natura dittatoriale e spersonalizzatrice dell'euro(pa), a cui, finalmente, qualcuno si è opposto. Anche se la Grecia, con gesto farisaico, venisse espulsa, dopo che si è chiamata fuori da sé, non sarebbero gli altri popoli del continente conformista e per tutte le stagioni a trarne profitto. L'Italia ruffiana e voltagabbana, di chi corre in soccorso di qualunque vincitore , invasore o rapinatore e che ripudia in un sol tratto gli amici, avrebbe di che vergognarsi se ne fosse in grado. In Grecia, nonostante tutto, in circostanze gravi, non si è attentato alla Costituzione. L'impegno e la fatica nascono ora. Solo restando fedele alle affermazioni, basate sulla cruda realtà, che lo hanno portato alla vittoria, Alexis Tsipras potrà dar seguito ai suoi propositi, in stretto collegamento con chi gli ha affidato questo compito. E se, per farlo, dovrà uscire da dove non era consigliabile che fosse trascinato ( come l'Italia, falsificatrice a sua volta )se ne vada. Si può costruire qualcosa che non sia basato sulla finzione, solo ripartendo dalla dignità.

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