giovedì 12 giugno 2014

Scosse.

In Brasile non ne hanno avuto abbastanza sella Confederetion'Cup del 2013 e stanno per dare la stura ad un campionato del mondo al quale non erano preparati. La ripartizione delle spese proposta anche all'Argentina è stata rifiutata dalla Presidentessa, mentre quella brasiliana si è accollata uno sforzo improbo, in cambio di ricche royalties. Decine di operai sono morti nei cantieri, ma la manifestazione comincia con impianti incompleti che non saranno più portati a termine. Ad agitare le acque sono i movimenti di base, in Brasile come in molte altre parti del mondo, dove partiti, sindacati e lobbyes sono appattumati e sotto traccia. La Roussef è stata, da giovane, durante la dittatura militare, una fiera oppositrice della Giunta golpista; è stata arrestata e torturata. Ma oggi, dalla presidenza, il suo contegno non è diverso da quello di qualsiasi altro potente. Alla contestazione, suffragata da generazioni di favelados, oppone i proiettili di gomma e i candelotti ad altezza d'uomo di tutte le polizie al mondo. Non è il fascismo che ha combattuto, ma la repressione colpisce milioni di giovani uomini - sì, milioni, anche se i manifestanti sono, in tutto il Paese, qualche decina di migliaia - che hanno paura di raggiungere i trent'anni. Il campionato del mondo di calcio è un pretesto, un'occasione di far sentire le prorpie ragioni; un megafono molto forte che si correla con gli analoghi episodi che si sono svolti e che si svolgeranno dovunque esista un'organizzazione dei precari di ogni latitudine.

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