giovedì 5 giugno 2014

Apprezzamenti non richiesti, né graditi.

Il pampa-Papa questa volta ha sbroccato, mentre aggiungeva al suo rosario francescano una nuova categoria di esclusi, disprezzati, ecc. Forse ha qualche affinità teatrale con Marco Pannella, che ha basato la sua fortuna politica sull'allucinata invocazione a supporto dei suoi personali successi, di ogni sorta di sfortunato consimile. Infatti, gli ha telefonato. Quest'oggi il Pontefice si è rifatto ai tempi in cui, trovandosi a Roma, a coltivare la sua potenziale carriera, poteva prendere i mezzi pubblici per spostarsi e, al momento della salita di gitani, sentiva gli autisti catechizzare gli altri passeggeri perché prestassro attenzione ai loro portafogli. Anche se è vero che costoro rubano, non li si deve apostrofare così. Sono d'accordo, ma in che altra maniera un autista gergale di autobus poteva rispettosamente rivolgere un ammonimento agli altri passeggeri? L'uno, duce e guida e gli altri, i trasportati, facevano gruppo, etnia e scoprivano una solidarietà limitata e temporanea contro gli estranei e questo non è evangelico. Ma, si sa, di fronte alla pecunia l'uomo è fondamentalista. Il fatto è stato che la rappresentante della comunità Rom e Sinti, pur ringraziando per la buona intenzione, ha tagliato corto: non cada, Santità, nello stesso razzismo che ha appena denunciato, la carità cristiana non è tutto, almeno per noi, anzi..Si informi: nella nostra lingua, Rom vuol dire uomo e basta ed è così che gradiamo essere citati da chiunque. Grazie anche per la paterna carezza sul nostro capo pidocchioso, ma, in questi termini, non lo faccia più. Siamo stati capaci di farne a meno, siamo stati sterminati nei campi di prigionia nazisti e non ci siamo pianti addosso, come gli Ebrei, nessuno ci ha mai compatiti. Non siamo citati nelle querimonie penitenziali dei politici e degli altri uomini pubblici; in fondo, nessuno ci ha mai difeso né ci difende. Neanche Lei, chiamandoci zingari, per farsi capire ed accettare dai Suoi adepti, lo ha fatto. Se deve continuare così, lasci perdere. Esiste un filmato della Guardia di Finanza di Savona, organo di polizia giudiziaria, anche a prescindere dai compiti istituzionali, che documenta l'arresto di un medico psicoterapeuta della città ligure, per abusi sessuali sui pazienti ricoverati. Il film non documenta gli abusi del medico, ma il contorno di strattoni, ceffoni punitivi susseguenti a delazioni circa i comportamenti, pestaggi a terra nei corridoi, strattoni per i capelli, coricamenti forzosi con sberle ripetute, perché i molesti malati ubbidissero, per timore, alle ingiunzioni svogliate e irritate degli inservienti. Il commento era, come al solito, retorico. Invece, penso che il breve estratto sia documentario dei rapporti reali e quotidiani verso chi disturba con la sua inabilità e non è in grado di difendersi da chi ha scelto per necessità o di malagrazia, l'odioso - in tutti i sensi - mestiere. Così, per pigrizia e frustrazione, si sfogano nei manicomi, nelle carceri, durante gli arresti individuali e i confronti in piazza, da ambo le parti, mentre gli abusi sessuali vencono compiuti con sistematica indifferenza e continuità, sui pazzi, a cui nessuno crederà, sui bambini, contando che si chiudano e tengano nella loro anima deformata il male che li accompagnerà per tutta la vita, su chiunque, restituito allo stato di natura, sia privo di un ruolo e di un riconoscimento sociale. Per costoro, all'abuso si accompagna il giudizio, che non è mai, se non convenzionalmente ed ipocritamente caritatevole.

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