martedì 10 giugno 2014

La prepotenza della menzogna.

Ci sono morti e feriti, ogni giorno, nelle regioni orientali dell'Ucraina. Così come parte dei "rivoluzionari" che hanno portato alla liberazione della Timosenko e all'elezione dell'oligarca arancione Petro Poroshenko, sono nazisti emuli ed eredi di quelli che affiancarono i tedeschi nell'invasione della Russia, nelle enclaves russofone in lotta, ad agitare il vessillo di una battaglia sempre più disperata sono gli ucraini di orine russa che combatterono in Cecenia, convinti di aver evitato all'ex Repubblica sovietica, un destino islamico ed integralista. Sono vent'anni che l'ordine regna a Grozny, gli armati islamisti si sono spostati nel Daghestan da dove hanno ordito due attentati clamorosi nell'imminenza delle Olimpiadi invernali di Sochi. Gli ex generali impegnati su di un fronte nel quale il sadismo reciproco la faceva da protagonista, hanno reindossato le uniformi, contrattaccano ed eseguono condanne a morte per fucilazione sui soldati e gli ufficiali che fanno prigionieri: sono ben armati ed addestrati, ma sono isolati. Putin sembra averli votati al sacrificio, accontentandosi delle basi militari, ma potenzialmente anche civili della Crimea, anche perché le stime sulle materie prime, soprattutto carbonifere di alcune di quelle regioni si sono dismostrate sovradimensionate rispetto alla realtà. Grazie, morite pure. In fondo Putin è coerente: ha giustificato l'annessione senza mostrine della Crimea in nome dell'autodeterminazione dei popoli, che gli fu certificata da un referendum indetto in fretta e furia, con le sue truppe all'interno della regione contesa. Ma la sensibilità per l'autodeterminazione dei popoli è assente dall'orizzonte politico e morale della piccola spia del KGB, tanto è vero che fece brandelli di analoga pretesa cecena, appena vent'anni fa, da quando, dopo sadismi reciproci d'ogni genere, il Governo fu affidato al fantoccio Ramzan Kadirov, che, da allora, non ha conosciuto opposizione al suo demandato potere. La prepotenza della menzogna volteggia su di uno strato lastricato di morti. Fra questi Anna Politkovskaya, per l'omicidio della quale sono state condannate tre persone, due delle quali padre e figlio, senza che sia stata individuata traccia dei mandanti.

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