venerdì 6 giugno 2014

Il vuoto su cui si regge il regime.

L'anno scorso, la televisione pubblica greca dovette chiudere per qualche giorno, prima che la Corte costituzionale ne disponesse la riapertura. In Italia, Matteo Renzi annuncia tagli draconiani alle sedi regionali, lasciando inalterata la grande greppia romana, quella che dovrà parlare di lui. CGIL e UIL hanno proclamato uno sciopero; la CISL è stata coerente con la sua linea di collateralità a qualsiasi Governo, azienda o centro di potere: dopo qualche tentennamento ha deciso di non partecipare. Ma anche lo sciopero del primo e del terzo sindacato confederale lascia perplessi: anche loro hanno consentito un prolungamento inusitato della vita lavorativa, hanno abdicato all'art. 18 e con esso, alla stessa loro ragione di esistere, almeno come rappresentanti dei lavoratori. Solo a queste condizioni, un simulacro di partito di sinistra ha potuto ottenere un consenso plebiscitario sulla linea dell'appiattimento alle volontà di Obama e Merkel, della Goldman Sachs e del club Bilderberg. Tutti pazzi per il pupazzo: le banche, Confindustria, CGIL CISL e UIL, Conferenza episcopale, terzo settore, enti locali ( Governo dei Sindaci ), giornali e televisioni; il mondo dello spettacolo non satireggia su di lui e anche le gerachie sportive lo appoggiano. Renzie vende speranza senza presupposti concreti e , per l'ennesima volta, ha fatto presa su di un paese allo stremo della democrazia e della sua dignità La vicenda degli 80 euro è lì a dimostrarlo. Non appare nulla che faccia sembrare, la sua, una vittoria progressista, fondata sulla partecipazione e sulle lotte. Quindi, il consenso a Renzie si basa sulla fine delle illusioni e sulla rassegnazione. Quanto deve rodere a Veltroni essere stato precipitoso nell'interpretare il "nuovo", a suo tempo, anche se dicono che potrebbe rifarsi con la Presidenza della Repubblica, a capo della quale si farà chiamare Francesco Berlinguer. La forza di Renzie sta nell'inerzia e nella passività diffuse tra le persone massacrate o provate dalla crisi, che si aggravano per l'assenza dell'azione sociale e sindacale. La Grecia è stata ed è la cavia dell'Europa forte e serve anche alla comprensione dei limiti del puro esercizio brutale del potere in un contesto formalmente democratico. Renzie è il fantaccino che sperimenta il cambio di dosi e le modalità di somministrazione della stessa terapia mortifera. Gli 80 euro in busta paga sono stati questo: una misura certamente concordata o autorizzata per cercare di rendere accettabile il proseguimento della politica di prosciugamento delle risorse. Vengono ribaditi i tre principi cardine che la sostanziano: La flessibilità del lavoro, cioè la riduzione di salari e diritti, le privatizzazioni e la riduzione della spesa pubblica sociale, il pareggio di bilancio, cioè la fame per le categorie stremate della popolazione. Con sei milioni di disoccupati reali, non si mette in discussione la politica economica importata ed il vincolo europeo, al carro del più ricco. Siamo forse la seconda cavia d'Europa; lì si è usato il bastone, qui si prova con Renzie. Gli unici ad opporsi sono i sindacati di base, i movimenti, coloro che sono privi di abitazione ed i facchini. Tutto il resto della rappresentanza sociale è in letargo opportunistico. Contro i poveri oppositori è in atto una violenta repressione poliziesca, che ha visto, come fiancheggiatori, alcuni esponenti del servizio d'ordine del PD, pallida ma resistente copia dei gasisti bolognesi e dei Katanga milanesi, negli anni '50 e'60. Il costituendo regime renziamo si nutre della passività e del senso di sconfitta di un defedato mondo del lavoro. Per impari che siano le forze, ribellarsi alla normalizzazione è fondamentale per mantenere viva la possibilità di una rinascita del senso democratico della vita in questo Paese ed in Europa.

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