mercoledì 25 giugno 2014

Faide emblematiche.

Ciro Esposito è infine morto. Quando ho letto del suo peggioramento, a due mesi dal ricovero, l'ho scambiato per un calciatore. Mi pareva che rassomigliasse a Insigne o ad Immobile. L'espressione, almeno, era identica. Si trattava invece del tifoso napoletano, in trasferta a Roma per la finale di Coppa Italia, ferito con un colpo di pistola da uno sconosciuto che lo aveva affiancato, poi da lui stesso identificato in tale De Santis. La Rete è esplosa in contumelie ataviche: i "colerosi", di quando sugli spalti, all'invocazione "Napoli!!!", dalla curva opposta, i romanisti rispondevano "colera". Sembra che la memoria di quel singolo episodio, così comune nelle grandi città - a Londra è endemico - non si sia sopita. " Coleroso muori e io godo!" è l'affermazione di una donna. Gli ultras delle due tifoserie si stanno riunendo per prendere le decisioni ritorsive del caso e già trapelano intenzioni di vendetta spicciola sul primo "romanista" che capiterà ad un "napoletano" di intravedere isolato, come in un agguato. Ogni buon tifoso del Napoli ha l'obbligo morale di uccidere un romanista: come una Fatwa islamica. Fra i diseredati delle subure partenopee e capitoline,il senso di appartenenza e di riconoscimento si fa strettissimo e, nel vuoto prospettico di tante vite insulse, un nemico si configura non nella foggia di una divisa, ma nel colore di una maglia.

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