giovedì 19 giugno 2014

I principi alla prova dei fatti.

Un bambino down di nove anni, dopo un solo giorno in un centro estivo, allestito a Roma per i fanciulli liberi dagli impegni scolastici, è stato allontanato dalla struttura con un decisione genericamnente giustificata. Il centro è a pagamento e il suo direttore non ammette di temere che parte della sua clientela possa emigrare per altri lidi. Non diversamente, quindi, dai luoghi deputati alle ceriminiosità private di questa classe sociale, di quella setta religiosa o di quella comunità di ideologicamente ed ipocritamente affini, non appena si esce dall'alveo della pedagogia modernista, o, per meglio dire, delle strutture no-profit, per altro sostentate, direttamente o indirettamente, dal pubblico denaro, ecco che la speculazione esclude, riforma, espelle ed emargina, per puri fini di lucro. Ovviamente, le ragioni farfugliate sono altre, reperibili nelle mille cortigianesche sfumature della lingua italiana, che, nel formalismo dei farisei, presumerebbero di confondere la realtà fattuale. Il brutto bambino non aveva comportamenti abnormi, ma stava lì, in mezzo ai normotipi, col suo faccione sorridente eppur inquietante, rivelatore della deformazione genetica incapace di spegnerne la gioia ingenua e l'affettività, ma non in grado di competere con l'algida sicurezza di una capacità cognitiva doppia, a dimostrazione che chi ha la testa ( ma quale, spesso? ) non ha cuore e, purtroppo, viceversa.

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