sabato 14 giugno 2014

Per vivere, ha vissuto.

Renato Vallanzasca torna in carcere, dopo una sfortunata licenza-premio di tre giorni. Ha cercato di impossessarsi di un paio di cesoie, un sacchetto di terra concimata e di un paio di mutande all'Esselunga. Ad occhio e croce, il materiale gli serviva per compiacere una signora, curare il suo terrazzo o il suo giardinetto; quanto alle mutande: un accessorio di presentazione, il tutto condito con una di nuovo endemica penuria di denaro. Ha, quindi, come in passato, rubato per uno degli elementi che fanno gioiosa la vita o, sul declinare del tempo, meno reclinata su se stessa: una donna. Nella sua semplicità, senza enfasi, il bel René, è stato, ancora una volta, fedele a se stesso. Le donne, di un certo ceto, di un certo ambiente, forse, lo hanno sempre amato, tanto che, ancora carcerato, nel 2008, si era risposato. Poi si era impiegato in un negozio, ma, scoperto dai media, ne era stato allontanato. Ha cercato ancora uno sprazzo di vitale appagamento, impeditone da due tutori dell'ordine aziendale e della tutela dei suoi beni. E' ritornato al gabbio, quello stesso da cui fece evadere una tigre, prigioniera di un circo. Alla prossima, Renato, finchè ci sarà vita. E, se sarà finita, non importa.

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