lunedì 23 giugno 2014

Disordine mediatico e commerciale.

La battaglia, a colpi di diffide - due incrociate in un solo giorno - fra Sky e Mediaset, scopre il gioco degli interessi incrociati ed "istituzionali" fra il renziesmo e il berlusconismo aziendale, sullo sfondo delle riforme del sistema politico e parlamentare. Fino a ieri, era aggiudicatario dell'asta sui diritti televisivi, relativi al corrottissimo mondo dello spettacolo calcistico., chi offriva di più. Da quest'anno, in omaggio ad una par condicio alla rovescia, cioè a favore del biscione, non si vuol più attribuire la licenza a chi può pagarla di più e, presumibilmente, offrire il servizio più ricco, ma va ripartita, divisa, fra i due soggetti commerciali concorrenti, a prescindere dalle disponibilità economiche di ciascuno. Quindi Mediaset sarà aggiudicataria del campionato italiano di calcio nonostante la riduzione implicita delle royalties alle società e moltiplicando, quindi, in relazione all'esborso confacente alle sue possibilità, il guadagno esponenziale, diretto e pubblicitario che ne conseguirà. Torneranno gli spot a gioco fermo dei primi anni di TV commeciale, quando, più di una volta, veniva oscurato il goal in diretta? A parte questi aspetti, che devieranno la polemica dell'utente dalla politica, ecco un altro esempio della falsità di ogni proposito moralizzatore e della sedimentazione di un riapprestamento del preesistente apparato, sulla base dei reciproci favori e dei "comuni" interessi. Fu così, sotto traccia, anche all'epoca del dualismo veltronian-berlusconiano di cui Dalema si fece solo mentore. In spiccioli, dal prossimo autunno, le migliori energie degli italiani saranno mobilitate in un'integrazione di abbonamenti-riempitivi.

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