venerdì 1 aprile 2016

Il lubrificante oleoso per la secchezza, gli strani contorcimenti di un compagno imprenditore e gli adattamenti amorevoli di una ministra stagionata.

La ministra Guidi si è immediatamente dimessa dopo la pubblicazione dell'intercettazione telefonica a cui era stata sottoposta. Non poteva fare altro, neanche in un paese corrotto come l'Italia, nel quale la corruzione è fatta soprattutto d'ipocrisia, per cui, fino a che le accuse non sono passate in giudicato e..anche dopo, ci si tiene ben saldi al seggiolino dal quale dirigere i propri affarucci. La ministra Guidi è stata imprenditorialmente troppo esplicita, al telefono con il social-drudo. Infatti è un'imprenditrice d'aspetto e consistenza ormai matronale che, alla secchezza delle mucose ha saputo accompagnare un fascino sessual-affaristico, dato che ha un "compagno" in tutti i sensi, d'apetto ancor valido e voglioso. Una sorta d'amore incestuoso - casomai con la zia - per il petrolio e per le inutili e sprofondanti trivellazioni in Adriatico, la cui committenza avrebbe procurato al "compagno" guadagni spropositati rispetto all'esito possibile. Modesti giacimenti di petrolio esistono in Italia, ma sostengono faglie terrestri o marittime e non possono essere portati in superficie, non solo perché provocherebbero degli sprofondamenti, ma anche perché la resa stimabile sarebbe inferiore ai costi per i pozzi. In fondo, si è trattato di una trama petrolifera molto minore, tutta italiana, per la quale non c'è stato bisogno di scomodare gli eserciti degli straccioni prezzolati che costituiscno le milizie post o neo imperialiste..non è dato di comprendere, degli Stati. Amore per i soldini, per gli atti pubblici sconsiderati che possono veicolarne una parte cosnistente nelle tasche di qualche privato e della sua compagna, che certamente, obnubilata da tanto amore, per altro, si sarà astenuta da qualsiasi spuria e opaca ambizione personale. Paese di piccoli cialtroni in copia l'Italia. Ne parlò oltre quarantun'anni fa Pier Paolo Pasolini, quando, deviato dalla frequentazione delle colonne del Corriere della Sera dalla sua opera poetica e letteraria sul proletariato reale, s'invischiò nell'allegorica narrazione del sistema di potere, anche assassino, dell'ENI e della Montedison, attraverso la saga dell'Ingegner Troya, alias Eugenio Cefis. "Io so, diceva lo scrittore, so per affinità di simbologie culturali, non certo per prove giudiziarie". E così si mise a scrivere un'Odissea petrolifera che forse gli costò la vita, se era arrivata troppo vicina a verità allora coperte da un potere che, all'ombra dei blocchi e, in Italia, della NATO, sembrava inamovibile. Con i marchettari dei borghi, Pasolini ci andava da anni e, anche se non è da escludere la banale epifania dei suoi amori all'aperto, è possibile l'esecuzione attraverso il reclutamento di...un'altrettanto facile manovalanza. Il petrolio, putrefazione dei grandi cimiteri del paleo e del neolitico, che accolgono le specie estinte di epoche inimmaginabili dalla presntuosa scimmia sapiente della nostra pallina nell'universo, è un'attrattiva, con altri strumenti irraggiungibile e resa conseguibile attraverso gli "emendamenti" alle leggi dello Stato, che sono espressione, self service, di chi interpreta la parte dei saggi amministratori. "Del buon padre di famiglia", la propria, diceva nelle sue Istituzioni di diritto privato, il Ministro e giurista Alberto Trabucchi. Il petrolio come la "res nullius" da carpire con calcolo e prepotenza, come qualsiasi opportunità di disporre delle cose e delle vite degli altri, attraverso "negoziazioni" nelle quali cercare con ogni indiscreto espediente di intrufolarsi, in maniera da renderle funzionali ad un grande progetto che altro non è che il potere comodo, facile, che il denaro conferisce a chiunque ne possieda in soprannumero. Un 'altra saga di una travisata Troya e del suo compagno.

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