mercoledì 6 aprile 2016

Questi ficcanaso.

Gianni Infantino, doppia nazionalità, italiana e svizzera, come Marchionne con l'aggiunta di quella canadese, è citato fra i Panama papers. La delegazione italiana ne caldeggiò fortemente l'elezione, in funzione moralizzatrice, alla FIFA, dopo Blatters e Platini ( quest'ultimo citato fra gli evasori anche stavolta ). A prescindere che dalla "moralità" di una tale sponsorizzazione, non ci si poteva aspettare nient'altro, la stessa ambivalenza nazionale doveva far sospettare del personaggio, se non fosse più forte il sospetto di un interesse dei patrocinatori a vederlo in quel posto. Pare che anche Barbara D'Urso sia fra gli esportatori dei propri accantonamenti ai tropici e, insieme a lei, tante altre mezze calze della ruffianeria di contorno ai ricchi ed ai potenti, in un caleidoscopio di ingannevoli icone prese a riferimento, come i re e le regine di un tempo, dal popolo gabbato e sognatore. Da alcuni anni, anche numerosi agenti di borsa hanno trasferito affari in Svizzera, casomai non assumendo la doppia nazionalità, ma facendola assumere ai figli, preferendoli, se possibile, ad altri sodali, emigrati sul Ticino. Sì, perché si tratta soltanto di un'ulteriore contorsione occultatrice e speculativa degli accantonamenti evasivi, a loro volta maturati per generazioni, da lasciare in eredità, gestione per gestione. Gianni Infantino - si diceva - avrebbe rilanciato l'influenza appassita della Federazione italiana gioco calcio e - diciamo noi - insieme ad essa avrebbe rimpinguato i borsellini grinzosi dei suoi componenti. Poi c'è, per fortuna, qualcuno che, incidentalemnte, ci va a ficcare il naso.

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