sabato 9 aprile 2016

Gli stessi pesi e le medesime misure.

Adesso che l'Italia ha ritirato l'ambasciatore da Il Cairo( vedremo per quanto tempo e per quali obiettivi ) compiendo un gesto tanto giusto quanto inusuale per la nostra diplomazia, sconfessando il regime sanguinario del generale Al Sisi, dovrebbe, per coerenza e rispetto alle altre vittime della prepotenza internazionale, chiedere spiegazioni motivate anche agli Stati Uniti, fautori del colpo di Stato egiziano, delle ripetute violazioni della sovranità italiana e dell'omicidio di Nicola Calipari, di quello mancato di Giuliana Sgrena che lui cercava di portare in salvo ed alla quale era stato preconizzato dai suoi rapitori il tentativo di farla fuori da parte degli statunitensi. Sul piano delle pari condizioni diplomatiche che l'Italia attua, per la prima volta, nei confronti di un altro paese, siamo da sempre clamorosamente e vilmente accomodanti; abbiamo accettato che i reati commessi dagli americani sul nostro suolo non venissero perseguiti ( vedi tragedia del Cermis ), abbiamo anzi contribuito a commeterne ( vedi il rapimento di Abu Omar ), siamo stati facilitatori dei servizi segreti e di polizia sul suolo nazionale nel rapimento e nella deportazione di Alma Shalabayeva, moglie del dissidente kazako Mukhtar, che Emma Bonino seppe recuperare e riportare in Italia, questa volta al sicuro. In precedenza, solo Craxi e, per altri versi, Aldo Moro si erano opposti agli americani e, forse, mal gliene incolse. La decisione del Governo, se non si dimostrerà tattica, sarà un gesto significativo, oltrechè dovuto alla memoria del nostro ragazzo che - secondo l'anonimo "corvo" del regime - avrebbe riposto fino all'ultimo una disperata fiducia nel soccorso, purtroppo ora postumo, del suo Paese. Sarebbe un gesto di autonomia e di indipendenza capace di far risalire l'esecutivo, pur non eletto ( o forse proprio per questo ? ) nella classifica della considerazione. Probabilmente Al Sisi si starà già lamentando con i suoi mentori americani che interverranno presso di noi, come ha già fatto con ruvida e ripugnante insensibilità il consigliere Edward Luttwak nei giorni scorsi. Su questa vicenda si misurerà la qualità dell'esecutivo che, almeno per questo aspetto, potrebbe risultare inesplorata, che potrebbe reagire alle pressioni chiedendo uffcialmente il risarcimento e l'ammissione di responsabilità delle forze armate e dell'intelligence nord americane nelle vicende citate. Se la non elezione dell'esecutivo lo ha messo nella condizione di mero esecutore delle direttive europee, sul piano interno, almeno in termini diplomatici potrebbe averlo affrancato dalle mediocri e insignicanti subordinazioni, anche morali, alle indifferenti prepotenze di Stati alleati, ma che non si considerano e che neanche noi consideriamo, alla pari con noi. Potrebbe essere un atto, contraddittorio rispetto alla piaggeria da debito, ma finora inconsueto. Un barlume di dignità. Speriamo che non si spenga.

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