lunedì 25 aprile 2016

Vox clamans in deserto.

Sono ritornate di stringente attualità le considerazioni che cinquant’anni fa scriveva Thomas Mann nella prefazione delle lettere dei condannati a morte della resistenza europea: “Viviamo in un mondo di perfida regressione, in cui un odio superstizioso e avido di persecuzione si accoppia al terror panico; in un mondo alla cui insufficienza intellettuale e morale il destino ha affidato armi distruttive di raccapricciante violenza, accumulate con la folle minaccia di trasformare la terra in un deserto avvolto da nebbie venefiche. L’abbassamento del livello intellettuale, la paralisi della cultura, la supina accettazione dei misfatti di una giustizia politicizzata (id est: asservita al potere), il gerarchismo, la cieca avidità di guadagno, la decadenza della lealtà e della fede, prodotti o, in ogni caso promossi da due guerre mondiali, sono una cattiva garanzia contro lo scoppio della terza, che significherebbe la fine della civiltà. Una costellazione fatale sovverte la democrazia e la spinge nelle braccia del fascismo, che essa ha appena abbattuto solo per aiutarlo, non appena a terra, a risollevarsi in piedi per calpestare, ovunque li trovasse, i germi del meglio, e macchiarsi con ignobili alleanze.” Di conseguenza è ritornato d’attualità l’interrogativo che si poneva Thomas Mann: “Sarebbe vana, dunque, superata e respinta dalla vita, la fede, la speranza, la volontà di sacrificio di una gioventù europea che, se ha assunto il bel nome di Résistence, contro l’onta di un’europa Hitleriana e l’orrore di un mondo hitleriano, non voleva semplicemente “resistere”, ma sentiva di essere l’avanguardia di una nuova società umana? Tutto ciò sarebbe stato invano? Inutile, sciupato il loro sogno e la loro morte?”. La guerra era finita da ventun'anni, ma il sembiante dell'icona abbattuta cominciava a riconfigurarsi chiaramente nelle parole disperate e profetiche di Thomas Mann. La dialettica, forse ancora violenta, del mondo non si fermerà, ma l'abiura dei valori concreti conquistati sul campo, porterà nel tempo, inevitabilemnte, altre sofferenze, che costituiranno la coscienza di un'altra generazione ignara e poi verranno consumate, dilapidate.

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