martedì 5 aprile 2016

Ladri e banditori.

C'è una visiome mediatica dei fatti che accadono che li commenta dando per assodato l'uniformità dei pensieri e dei sentimenti, spesso ipocriti, e l'incontestato omaggio dei recensori alla legge. Anche alla legge si presta un omaggio di maniera solo perché prevede l'uso della forza e la capacità immanente di modificare i destini di quanti tentino di cambiare il loro fuori dai canoni, non più mosaici, ma egualmente professati ed officiati da tanti laici rigorosissimi e, con ciò stesso, contraddittori. I fatti, invece, nella loro nudità ci mostrano chiaramente le cose come stanno o come sono sottintese, non i valori, i contenuti sovrappostigli e fuorvianti, atti a ricondurre i tentativi di integrazione in un sentiero angusto e riservato, del quale vengono indicati l'itinerario e il traguardo. Poi tutto ricomincia daccapo. I motivi d'inferenza si sono fatti da strettamente territoriali e poi dinastici ( si pensi all'influenza della religione cattolica in Europa, attraverso le alleanze con le case regnanti, "puzzle" che fu antropicamente alla base della separazione delle chiese nazionali "protestanti" per conto del sovrano post feudale di turno ). Oggi, il cattolicesimo è messo nell'angolo e il suo ruolo è stato assunto dalla propaganda europeista che sostituisce un sentimento assente. A contrastare questa vulgata unificatrice è reintervenuto l'Islam militante, rinfocolato dai petrodollari dagli alleati più stretti dell'occidente petrolifero, che li riarma costantemente e si tiene stretti gli attentati messi in opera da poveri pregiudicati o da giovani impazziti e disadattati, per il senso di estraneità al contesto nel quale, per esclusive ragioni economiche, le loro famiglie li hanno precipitati. Sull'onda liquida del globalismo indifferenziato, anche la fede organizzata plana sull'oceano della miseria, riscoprendo all'occorrenza il Vangelo. Un romanzo fantascientifico, di recentissima pubblicazione, sostiene che il prossimo pontefice si chiamerà Basilio, sarà russo e amico di Putin e che provvederà all'unificazione del cristianesimo cattolico-romano ed ortodosso, costituendo una placca continentale cristiana neo imperiale, attestata su di una base molto vasta di fedeli, soprattutto quelli slavi, intrisi di spiritualità. Non passa giorno che, almeno per due volte, una voce "amica" non vi intrattenga sulla possibilità di un nuovo, indefinito contratto o sull'implementazione di uno che è già in essere, a "tariffe invariate", salvo constatare, alla ricezione postale del cartaceo, che la variazione invece esiste, che è, dando la stura ad una sistematicità, relativamente ma non insignificativamente contenuta, inserita in un combinato-disposto di particolarità analitiche, tali da riservare, a processo in corso, sgradite sorprese. Il mantra commerciale costituisce la vendita, non solo di uno strumento ambivalente, ma soprattutto di una sotto-cultura, di un linguaggio parziale, che, se per il privato si sotanzia nella fretta, quasi nell'aspettativa o nella pretesa dell'istantaneità e, di conseguenza, in un'acquisita insofferenza, implica l'imposizione sociale della mentalità d'impresa, impresa di cui si è chiamati a costituire la milizia, produttiva e consumatrice. L'induzione, a domicilio, di bisogni merceologici e mercenari, va di pari passo con la rarefazione delle spese, a cui si affianca l'offerta ribassista delle etnie mobili, autenticamente mobili e globali, sotto l'egida di imperscrutabili organizzazioni locali e transnazionali, transnazionali, certamente, sul piano finanziario con banche informali e comunitarie quà e là, comunità che diventeranno, in breve tempo, soggetti solidi del nuovo indebolito e indefinito sistema distributivo e dei servizi. Gli Stati nazionali sono in via di ripiegamento su se stessi, soprattutto per quanto attiene al diritto di cittadinanza, che non sia di natura fiscale e penale, l'unificazione monetaria collide con gli interessi divergenti dei partecipanti clientelari, pigri e mafiosi, contro quelli egemonici ed imperialisti, mascherati dal rigore. I giovani che non provengono da famiglie "promozionali", si sono già adattati a quel che passa il convento. Poveri diavoli acculturati e somarelli atavici, unificati dalla modestia delle comuni origini, casomai divergenti per la base culturale, si accatastano insieme alle merci, sette giorni su sette, ventiquattr'ore su ventiquattro, fra gli scaffali dei supermercati e fra i corridoi dei grandi empori, che hanno sostituito permanentemente le piazze e le cattedrali che sopravvivono semicatacombali nelle dimensioni di chiesette e di circoli per disoccupati. Le adiacenze e i perimetri dei grandi network sono popolati non solo da acquirenti, ma dal vasto momdo della questua, del borseggio, della truffa e dei servizi al carrello. Mentre Vladimir Putin manda in onda un video, ripreso da una telecamera interna ad una stanza d'albergo, come era d'uso nella Russia sovietica e come costuma sui luoghi di lavoro, lungo le strade urbane e nei luoghi di ritrovo a marcare un invadente quanto sterile controllo sociale, più che altro finalizzato alle sanzioni pecuniarie, le fornicazioni del suo principale avversario politico con la segretaria del suo partito e le fa trasmettere dalla televisione di Stato ( come sarebbe la R.A.I. da noi ), amena parodia dell'accoppiamento suinicolo, con la scrofa che, rivestendosi, regala alla telecamera uno sbadiglione eloquente, un network, costituito da oltre cento testate giornalistiche, fra le quali l'Espresso, ribadisce al mondo amministrato che il personale politico si costituisce nelle isole fiscali, che nessuna potenza, atomica o non, condiziona o minaccia, dei fondi pensione personali tanto ridondanti da risultare inutili per i soli scopi dichiarati, in un registro informatico nel quali si trovano affiancati leaders altrimenti ostili, in campo neutro, per interposte forze aeronavali o truppe di terra. Insieme a loro, "vedettes" dello sport e dello spettacolo, come volevasi dimostrare. Putin, lo sputtanatore, ad esempio, che, al riparo delle telecamere, si è costituito una seconda famiglia, composta da altri due figli e da un'altra moglie più giovane a rinvigorire le sue energiche facoltà, ha dovuto, di conseguenza, accantonare i cespiti summenzionati, ma, stavolta, è rimasto sputtanato. E' fuor di dubbio, ma, a questo punto, in maniera inestricabile, che la diffusione globale del giornalismo d'inchiesta, che spesso precede le inchieste giudiziarie, venga anche utilizzato per fini di guerra mediatica, non tanto a rinfocolare un'impotente opinione pubblica, quanto le speculative opposizioni interne a questo o a quel regime, tutti comunque più appartati rispetto al sentire comune disorientato e disperso, per cui offrono al medesimo uno sfacciato, incessante spettacolo da rotocalco. Ciò non di meno, il giornalismo d'inchiesta, globale e locale, deve continuare a volare. Continueranno a rubare, ma almeno non si trasformeranno in una dittatura formale di ladri.

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