sabato 23 aprile 2016

In viaggio con le gomme lisce.

Ho inaugurato questo blog con "Faccioni", all'epoca delle elezioni amministrative di non ricordo quale anno. C'era, fra gli altri, la foto ritoccata con slogan: c'è del..bono a Bologna. Stavolta c'è Nunzia Di Girolamo, il volto pulito - non lo metto in dubbio - ma cominciamo male se si spaccia per bolognese. Se Delbono era, oltre che un inveterato puttaniere, un ottimo docente e un tecnico provato proprio in quelle materie finanziarie e amministrative che, già allora, erano imprescindibili per cercare di gestire una realtà declinante, i candidati e i ricandidati attuali sono quanto di più rimediato, approssimativo e, soprattutto, "d'apparato", per di più leggero, volatile, che si possa immaginare. I confini, si dice, sono una brutta cosa, rallentano infatti i flussi finanziari, ma, con i soldi, mettono in movimento popoli ed etnie, quasi completamente privi di competenze spendibili e questo mette "in gran dispitto" chi vive al sicuro con le pantofole. La politica classica è morta, ma come tutto ciò che è mutevole nelle situazioni, nei rapporti di forza e di interesse e nelle povere menti degli arruolati, può risorgere in forme accettabili dai futuri contemporanei. Resta sul terreno una coltura di politicanti, incapaci di amministrare, desiderosi di prendere una scorciatoia per evitare di stare nel mondo da agenti o da pedine e ansiosi di profetare. La profezia è millenaria e lo sarà ancora per millenni, quindi perché privarsi di una simulazione di mestiere, per di più votata, investita da dio, dal Signore sua replica materiale o dal popolo sovrano? Sta di fatto che, a Roma come a Bologna, l'interesse personale regna sovrano e le clientele si sono sparse e spostate a ridosso di qualsiasi beceraggine, per di più conformistica e ripetitiva. Potrebbe essere altrimenti laddove anche il governo nazionale è in mano a principianti e dove le vecchie icone della mutria comunista continuano a "confermare" i diktat esogeni di sitema? Il neo presidente, già autore del primo compromesso elettorale, da cui sarebbero derivati gli altri, si astiene, per indole e costume, non alieno, però, dall'occupare le cariche. Probailmente il mondo che verrà è in via di elaborazione altrove, nel solito scenario di guerre e menomazioni, allo stabilizzarsi delle quali l'Italia cercherà la sua ridotta opportunista. Intanto, perché votarli? Semplicemente perché alla rappresentazione degli interessi incongrui ai nostri si opponga una pari rappresentazione , formulata almeno da autori diversi, per evitare che i danni siano insostenibili. La democrazia è dialettica di percorso, non pace totalitaria, i principi sono importanti ma devono restarvi secondari: è quello che non capisce chi ha una mentalità religiosa o le certezze degli ignoranti. Peccato che le gomme del convoglio, in questa circostanza, siano lisce.

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