domenica 24 aprile 2016

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La guerra ai confini della NATO e dell'U.E. ( o sarebbe meglio dire della Russia? ) continua, di nuovo sconosciuta ai media, perché è venuto meno l'effetto "notizia" che si ha al momento dell'esplosione di una tensione latente, non nata dal nulla, ma dalle mosse ostili di avvicinamento di potenze con obiettivi in contrasto. Nel Donetsk si continua a macellarsi nella terra di nessuno dell'Ucraina post sovietica, ma non ancora occidentale che Putin non vuole permettere che diventi, almeno prima di averla privata dello sbocco al mare, come è avvenuto in Crimea e delle strisce di confine nella zona russofona del Paese. Fece lo stesso in Georgia parecchi anni fa. Non ci si muove intorno agli alveari che interessano l'orso russo senza provocarne la reazione, il periodo eltsiniano è superato e, purtroppo, la democrazia è manipolata, quindi non esiste. ma anche altrove, anche da noi, in Italia, la situazione è identica. La Russia ha solo la capacità militare di opporsi e di rinchidersi nei suoi confini; l'ha recuperata e l'ha posta alla base di una ripresa economica che ha riguardato solo Mosca, San Pietroburgo e l'esercito che, dopo la fine del comunismo, vendeva i suoi armamenti in molti stand fieristici dell'europa occidentale. La russia contrasta l'azione della NATO - maldestra come non mai - anche nel medio-oriente e segnatamente in Siria, riponendovi le basi della salvaguardia dei suoi interessi in termini geo-strategici, ben sapendo che questo atteggiamento sclerotizzerà la sua capacità commerciale, per altro estranea alle sue tradizioni e consuetudini storiche: dal comunismo autoritario e totalitario al ritorno oligarchico del periodo pre rivoluzionario. La (ri)nascita del Califfato sta rapidamente involvendo in forme sotterranee, nella guerra dei tunnel e dei topi, ma, per adesso, non ci sono segnali di sconfitta. Le donne yazide sono state offerte, come lusinga di reclutamento, ai guerrieri di Allah, molte si sono convertite e si sono fatte sposare, le altre vivono come schiave sessuali. Si ricomincia a giocare sul prezzo del petrolio. Obama, in fine di mandato, si concede accordi e deroghe all'immoralità della diplomazia che, all'inizio gli sarebbero costate la vita, anche se le sue mosse cercano di essere il più prudenti che sia possibile. Ha leggermente smosso la crosta lobbystica nella sua federazione di Stati, non ha inciso sul razzismo, anzi lo ha incrementato quando ha provato a denunciarlo. Adesso ha contraddetto i Sauditi circa le loro aspirazioni egemoniche militari, non accontentandosi dell'egemonia finanziaria e questi beduini hanno reagito restringendo le forniture e alzando i prezzi. E' probabile che rilancino anche il terrorismo, dato che ne sono gli sponsor più ricchi, al riparo, per ora, da iniziative adeguate da parte degli Stati Uniti, dipendenti, come un drogato, dal petrolio, che pure estraggono dai loro giacimenti per due terzi del fabbisogno. La rinuncia parziale non è contemplata e la morte, apportata o subita, è il suo costo. L'Italia è la miglior amica dell'Iran e del giaguaro e si appresta, sul piano interno, ad imitare il piano di rinascita di Licio gelli, lo stesso che non riuscì a Silvio Berlusconi. Si trattava solo di metterci il cappello sopra.

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