lunedì 20 gennaio 2014

Riflussi.

Esistono chiari sintomi di regressione della democrazia laddove si era faticosamente affermata negli ultimi decenni e di una sua stentata genesi a latitudini aliene dalla sua influenza, approdate ai suoi lidi per imitazione, dopo la caduta del blocco sovietico, ma mai convinte e in via di rapido ripiegamento sugli usi consueti. Anche alcuni paesi arabi hanno intravisto uno spiraglio di libertà, per contraddirsi dall'interno ed essere assogettati a dittature para-religiose e militari. La Turchia laica per dettato costituzionale, ovverosia per astrazione, viene logorata dall'interno dal partito confessionale di Erdogan, la società civile è ridotta alla protesta di piazza che viene repressa senza inibizioni. Qua e là, all'involuzione dei diritti corrisponde un'accentuata modernizzazione delle infrastrutture e un ordine regolamentare che affascinano solo i turisti. La libertà è in ripiegamento. La Spagna crisaiola per colpa della sua corruzione, come la Grecia, la Turchia e l'Italia, limita, fino a negarla, la facoltà di interrompere le gravidanze indesiderate, riappoggiandosi ad un clericalismo e ad un fascismo militante che erano sembrati radicalmente rimossi, dopo l'oscurantismo della dittatura franchista: invece covava sotto la cenere. Il gattopardismo italico si esalta nella piena sintonia fra Matteo Renzi e Silvio Berlusconi, appena espulso dal Parlamento; le facoltà e le prospettive popolari sono di nuovo relegate nel sottosuolo e il sindacato si accomoda in equilibri subordinati e filo aziendali, senza eccezioni. Non ci sono statisti, mentre le incerte circostanze li richiederebbero. Al loro posto proliferano i disonesti, con accentuati caratteri criminali; nessuno sembra contare più sul civismo e il rispetto della legge; il cinismo arraffone sancisce una fase di profonda decadenza, nella quale le personalità al Governo trasudano spesso ignoranza, come denunciava il maestro Claudio Abbado, morto oggi. Il nuovo capitalismo ha caratteri dittatoriali sempre più accentuati, sia che assuma i connotati dell'apparato di controllo cinese, sia quello inquisitorio e sanzionatorio dei ragionieri di Bruxelles. In giro per il mondo, la libertà si piega ai dogmi utilitaristici senza che la corruzione, l'evasione e l'elusione conoscano un argine efficace. Dove lo Stato e le istituzioni non conoscono la serietà dell'agire morale, i fenomeni dissimulatori si accentuano, i ripiegamenti egoistici si fanno sistema, la modernità ripiega nella tecnocrazia e i più normali contenuti evolutivi si riducono alle più minute e, al confronto, estremistiche opzioni. I nazionalismi riemergono in sede comunitaria, le gerarchie economiche e politiche storiche si rifossilizzano, come se decenni di storia sofferta, soprattutto dai popoli, non fossero trascorsi o avessero prodotto solo delle illusioni; i blocchi vanno ricomponendosi in un ostile dispiegamento che non esclude, insieme alla lotta economica, le sinergie utili, non alle comunità, ma ai potenti che le presiedono. A volte sembra che i contenuti ideologici, morali ai quali ci si ispira, generazione dopo generazione, siano stantii e ripetitivi, mentre si constata de facto che ai periodi luminosi di alcune società, nelle quali i contenuti dialettici favoriscono il libero dispiegarsi della cultura e del dibattito, ne succedono altri di accasciamento su una serie coerente di revanscismi reazionari, ai quali, in un certo momento di appagamento e di stanchezza della propria esperienza positiva, si è lasciato spazio, in omaggio a ipotesi generiche e generaliste, a qualche profetica e inconsistente ridenominazione.

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