domenica 12 gennaio 2014

L'espansione globale del terzo mondo.

Ci sono periodi durante i quali non ci si muove e le culture acquisiscono e consolidano abitudini che aleggiano, trascendenti, sulla comunità e sono scandite dai gesti ripetitivi e assimilati di un'esistenza, casomai dura, ma senza scosse. La vita trascorre stanziale e controllata, sia dal punto di vista dell'invidiosa censura sociale, sia da quello di oppressivi regimi che abbisognano del controllo minuto, non tanto dei contegni che sono necessitati, quanto dei pensieri e dei sentimenti che le persone coltivano e che possono scambiarsi. In questi contesti, alla sovrastruttura politica e giuridica, si affianca quella rituale degli atti significativi della vita: matrimoni, nascite, compleanni, ecc. Se ne trovano esempi in comunità distanti geograficamente e culturalmente. Sopravvivono alle separazioni coniugali, soprattutto se la società economica è statica e la condizione di famiglie ed individui è modesta. Diventa più labile nelle società maggiormente dinamiche, eppure la distanza e la fretta non cancellano le ricorrenze che, anzi, rimangono le ultime costanze di un'esperienza parentale altrimenti disgregata. Le società che si sono basate sullo sfruttamento privato delle risorse hanno comportato la rarefazione dei vincoli sociali, se non altro perché prevedono il loro quotidiano abbandono, per recarsi al lavoro. Quando l'apparato, non omogeneo, dei vincenti capitalisti, si costituisce definitivamente, dà luogo, in conseguenza dell'esclusione sociale che induce, a migrazioni di massa, che, come nel caso degli Stati Uniti, talvolta fondano o trasormano dall'interno, profondamente, nuove nazioni, apportando modifiche sostanziali anche nei Paesi che si sono abbandonati, ma nei quali si conservano riferimenti sentimentali che subito si ritrasformano in legami economici. Sono esistiti ed esistono fenomeni diversi, per così dire, a mezza strada fra i due meccanismi storici estremi, che consistono in un'emigrazione parziale, senza che, per questo, si interrompano i vincoli morali fra i "soci" di quelle sbilanciate società. E' il caso dell'emigrazione, quasi esclusivamente femminile, dall'Europa orientale post comunista. Prima, nessuno si muoveva dai propri luoghi natii, le famiglie si componevano e, se e quando si scioglievano, la cura nei confronti dei figli era affidata alle madri, alle quali veniva assicurato un impiego ed un reddito commisurato agli standard di consumo comuni. Al venir meno di quel modello, nel quale la disoccupazione era sanzionata come parassitismo sociale e nel quale, dopo solo due settimane di inattività, rilevata in pubblici registri, la polizia si presentava a casa e chiedeva ragione dell'inattività, dopo di che veniva assegnato un nuovo compito che era obbligatorio accettare, la competizione e l'invidia sociale, che si era espressa nella delazione sistematica, interna anche alla famiglia e all'adesione incondizionata al partito comunista per accedere alle carriere meno faticose, quali quelle scolastiche e accademiche, hanno virulentemente contagiato quei popoli repressi, censurati e spenti. Al crollo del regime, tutti hanno fatto abiura, soprattutto gli ex gerarchi comunisti che si sono appropriati delle industrie di Stato privatizzate, ma anche i professori ex comunisti - quelli di ateismo scientifico sono rimasti disoccupati - e tutti coloro che volevano riciclarsi nell'indefinito nuovo modello. Quando si è chiaramente configurato, la disperazione e la povertà sono stati il portato della libertà. Si sono originate delle dinamiche psicologiche impreviste. Molti legami, anzichè rafforzarsi, si sono sciolti e, al cessare dei rapporti coniugali, sono state proprio le donne ad abbandonare il loro Paese, per consorziarsi in "agenzie" di reciproco collocamento come domestiche o badanti. Normalmente, gli uomini si disinteressano dei figli e dei nipoti, ma delegano alle ex compagne "ricche", le rimesse di denaro che vengono continuamente sollecitate. Spesso le emigranti lasciano la loro casa ai figli sposati e poi non riescono più a rientrarne in possesso e neanche a riabitarle come ospiti temporanee, quando fanno ritorno in patria. Le richieste di sovvenzione riguardano il pagamento dei mutui sottoscritti dalle nuove coppie ( tranne quella che ha occupato la casa di famiglia ) anche se lavorano e poi, siccome l'appetito vien mangiando, si estendono anche ai beni non indispensabili, come le automobili. Se i contendenti alle rimesse delle emigranti sono più d'uno, il salasso, il doppio sfruttamento, si esercitano su base invidiosamente paritaria. L'invidia familiare è la più forte e diretta, supporta la passività personale e costituisce la base valoriale - come si suole dire - della società. Dopo il comunismo è restata solo l'invidia per i "ricchi", sia che facciano le serve sia che facciano le prostitute o un mix delle due attività, spesso complementari. I trasferimenti di denaro avvengono in nero verso il paese di destinazione- Sono trasportati fisicamente dalle migranti stesse e consegnati ai figli, alle agenzie immobiliari, ai venditori di automobili, per non pagare le tasse in patria. Quello che residua servirà a incrementare le miserrime pensioni che lo Stato riconosce a chi ha versato, per venticinque anni, i contributi previdenziali. Attualmente, quindi, a nessuno, dato che, anche vigente il regime comunista, per andare in pensione ci volevano venticinque anni di attività, ma non erano contemplati gli attuali contributi. I periodi di assenza per maternità e puerperio, non erano conteggiati, né prima, né lo sono ora, per cui, mediamente, una donna con due figli deve lavorare tre anni in più, rispetto all'omologo maschio. Forse è da questa mentalità che discende il maggior lavoro che spetta alle donne in quelle società, pur parzialmente attualizzate ed uniformate al costume mercantile, in via di ripiegamento normativo e riguardo ai diritti anche nel mondo occidentale o, almeno, nella parte occidentale del continente. Il capitalismo privato e quello di Stato hanno caratteristiche parziali comuni. Si crea così la più grande "aporia" fra comunità, nelle quali ciascuno accusa l'altro di essere un ladro ( soprattutto riguardo alla classe politica trasformista ) o un privilegiato, condizionando solo quest'ultimo ad una nuova forma d'impoverimento e di "egualitaria" redistribuzione. ma, a questo punto, solo a livello familiare. Tralasciando, in questa sede, i noti fenomeni di criminalità transnazionale, ma rivolti soprattutto verso i propri connazionali, il modello, imitativo senza presupposti, del capitalismo occidentale, configura una nuova, vastissima area, che implementa ancora di più il già esteso "terzo mondo", in un contesto di generale incertezza. Un terzo mondo im espansione, nel quale, anche individualmente, si può precipitare.

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