sabato 4 gennaio 2014

Coraggio, la Cina è vicina.

La Regione Sicilia, retta dall'indebolito e contestato, per ragioni domestiche, Governatore Crocetta, preso atto per l'ennesima volta della desertificazione periodica delle attività che vi vengono artificialmente impiantate e del ritorno all'immobilità reddituaria dei capitali, ufficiali e illeciti, che sono intestati a residenti nell'isola del Mediterraneo, sembra intenzionata a giocare la carta cinese, nel prossimo rilancio di un gioco che ripiega sempre su se stesso. Dopo la chiusura di Termini Imerese, sollecitato dai sindacati, ai quali non aveva sostanzialmente nulla da proporre, il Governatore avrebbe rivelato di un suo progetto circa il coinvolgimento della Cina comunista e in piena evoluzione e conomica e capitalistica, trovandoci affinità con le sue origini politiche e, dopo il tentativo di annettersi agli Stati Uniti di Finocchiaro Aprile, punterebbe oggi a convincere i Cinesi ad investire nel vuoto stabilimento di Termini. Per farlo, ci si vorrebbe affidare a un certo Massimo De Risio, factotum - ma oggi si dice Ambasciatore regionale, delle holding automobilistiche attive nel Paese del dragone. Questi sensali d'affari sono necessari o sono un elemento ineliminabile del costume? Non potrebbe il buon Crocetta investirsi in prima persona delle trattative? Sembra però che ai Cinesi, più che lo stabilimento automobilistico dismesso, interessino altre piattaforme di sfruttamento sul suolo siciliano, quale, ad aesempio, l'aeroporto di Comiso, aperto dal 2007, per un costo di 40 milioni di euro, ma mai utilizzato: non un solo aereo vi è mai atterrato ne è mai decollato da lì e i Cinesi - ma perché noi, no? - vi intravedono ottime opportunità di utilizzo. Riusciranno a mettersi d'accordo con chi ne ha impedito finora l'avvio? I neo capitalisti comunisti intravederebbero una lucrosa possibilità di impiantare un hub a Centuripe nella desolata provincia di Enna ( cosa ci è sfuggito? ) e sarebbero pronti a subentrare nella Società Ponte sullo stretto, rimasta con due piloni agli estremi a simbolizzare tutte le opere incompiute o appena abbozzate in certe plaghe nazionali. Una delegazione della China Communication and Construction, specializzata nella costruzione di ponti, avrebbe interessato i consulenti dei grandi gruppi internazionali che si occupano di infrastrutture, presentando per il collegamento fra Scilla e Cariddi, un piano di fattibilità. I contatti con le imprese cinesi erano stati iniziati dal governatore uscente Raffele Lombardo, che, qualche giorno prima di dimettersi, dichiarò di avere trovato in molti interlocutori, piena disponibilità, a condizioni non rese note, per investimenti e che, anzi, la cifra complessivamente stanziabile per massicci investimenti in Sicilia, sarebbe stata di oltre cento miliardi,che avrebbero comportato lavoro per quarantamila addetti. I Cinesi investono da anni a tutto tondo in ogni parte del mondo, secondo una logica geo-industriale di creazione di piattaforme, per ora solo economiche, ma in evoluzione di tempo, come in ogni progressione di insediamento "imperialistico", anche geo-politica, che gli Stati Uniti, pur tenuti al guinzaglio dai titoli dell'enorme debito accumulato nei forzieri cinesi, vedono come il fumo negli occhi. I Cinesi investono anche in iniziale perdita, in Africa, ma anche a Singapore e Malesia, negli Stati Uniti e in Inghilterra. In quale contesto collocare il loro possibile interessamento alla realtà siciliana, è di difficile interpretazione ed è presumibile che le opposizioni autoctone ed internazionali saranno numerose e pesanti. Se certi interessamenti non sono graditi, per ragioni diverse non lo sono stati tanti altri che si sono anzi violentemente osteggiati, come quando si tentò, ad esempio, di valorizzare le importanti potenzialità turistiche siciliane e di gran parte del Sud, secondo un modello comportamentale che sembra riecheggiare quello dell'inutilizzato aeroporto di Comiso, dal quale nessun aereo ha preso il volo. Un po' come il modello Sicilia.

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