domenica 19 gennaio 2014

Fenditure.

Anche oggi, a Kiev, diciottomila manifestanti arancioni, pro Europa, si sono scontrati con la polizia governativa. Dal carcere, la Timoshenko tuona: abbattete il regime. Il Presidente in carica, pluripregiudicato, è uso far picchiare chi lo critica; ne ha fatto triste esperienza una giornalista free-lance, inseguita e tumefatta da due mazzieri dell'attuale maggioranza. Si dice che costui sia un rozzo, incline a risolvere privatamente, spesso nel suo studio, le controversie politiche. Invita infatti chi lo contesta in Parlamento, a chiarirsi con lui nel suo ufficio, dove si svolgono poi vere e proprie colluttazioni. Come se le accuse pubbliche dovessero e potessero risolversi con intimidazioni o prove di forza fisica. Deve trattarsi di una consuetudine ucraina: si sta candidando come alternativa ai due corrotti contendenti un pugile a me ignoto, che è stato campione di qualcosa: nessuno si azzarderà a criticarlo e bisognerà contrapporgli un altro protagonista del ring, piuttosto che dell'agone politico. Su che cosa si staranno scontrando i vessilliferi dell'Europa contro i filorussi, mentre tanta parte del popolo ucraino emigra per svolgere i lavori più umili in giro per il mondo. Si tratta in gran parte di emigrazione matura, di pura sopravvivenza, le cui caratteristiche, al di là degli adempimenti contrattuali formali che regolano nel centro-nord i loro rapporti di lavoro. Tutti gli emigranti, ma sono quasi totalmente donne, colf e badanti, esordiscono in nero, nel nostro Paese, nelle regioni del mezzogiorno d'Italia, veicolatevi da organizzazioni non trasparenti, dove imparano la lingua, senza averne il minimo rudimento, o più spesso il dialetto. Svolgono lavori servili presso famiglie patrizie, confinate al loro interno, vengono pagate e accompagnate una volta al mese al money transfert, attese in macchina e riaccompagnate al loro servaggio. Solo dopo un ritorno al proprio Paese, ritornano e sperimentano, ma al centro-nord, un apporto di lavoro vero, in regola, che serve loro anche per poter rinnovare il permesso di soggiorno e, guarda caso, si impiegano preso famiglie del patriziato locale, non di rado di non dismessa, domesticamente, prosopopea nobiliare. Qual'è il filo che ve le conduce? Queste persone sono amministrate da una mafia autoctona che ha i suoi terminali anche in Italia e che si vale dello staff delle migranti insediate che fanno da collocatrici finali alle loro connazionali. Solo affrancandosi dai loro padroni, dopo aver assistito ed essere state coinvolte in situazioni che contraddicono clamorosamente l'immagine pubblica di queste famiglie, se hanno la rara fortuna di approdare casualmente, perché referenziate da altre che hanno già dato buona prova presso amici e conoscenti, in una famiglia per bene e senza maierismi, possono tentare di intraprendere un cammino autonomo, sperando nella durata della buona sorte. La spianata di piazza VIII Agosto, altrimenti detta Montagnola, a Bologna, è la loro agorà: peccato che vi si parli solo delle famiglie che le ospitano, attentamente ascoltate dagli ambulanti che ne traggono informazioni utili per rapine mirate, che sanno a chi ripetere. Quando codeste si lamentano per la nostra troppa "democrazia" o sostengono che nel nostro Paese, nessuno controlla niente, alludono a questa loro esperienza e condizione, dalla quale spererebbero di essere tratte, almeno nel momento in cui, acquisita una sufficiente esperienza del nuovo ambiente, vorrebbero essere integrate, aiutate a stabilizzarsi, senza il filtro opprimente delle connazionali e constatano, dopo essersene (inconsapevolmente?) giovate, che nessuno se ne cura.

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