giovedì 30 gennaio 2014

Cose apparentemente incomprensibili.

Che senso aveva, nei sistemi comunisti, lo sciopero? Un senso "contraddittorio" con il "sistema" paradisiaco dei lavoratori, che, contraddicendo i principi che si attribuiva, andava represso, anzi impedito, anziché ascoltato. Lo sciopero, in quei sistemi contraddiceva il potere, politico ed economico, dei vertici e degli apparati, che erano e sono anche quelli sindacali. Si sciopera oggi nella Cina comunista e capitalistica? Assolutamente no. Esistono comitati contro l'inquinamento, i Verdi cinesi? Men che meno. Nel vetero capitalismo, che negli anfratti si conserva ancora, e che in veste camaleontica si ripropone, era lecito opporsi al padrone che ti dava da mangiare? Se avveniva, si mobilitava anche l'esercito. Il sindacato, del resto, ha sempre avuto una preponderante veste politica, come la vicenda di Solidarnosc in Polonia, ha ampiamente dimostrato, sotto traccia, al servizio di qualcun altro che non fossero i lavoratori associati. Perchè alla Granarolo scioperano solo i facchini, tutti extracomunitari e asindacalizzati che, per questa ragione, vengono licenziati, percossi e denunciati? La mancanza del sindacato, la massima aspirazione del padrone, diventa di nuovo elemento di disordine e di preoccupazione. Il sindacalismo in embrione, negato con scandalo e misconosciuto, ricomincia, dall'origine appunto, la sua genesi, nel caos ciclico, tutt'altro che primordiale, perché di un inizio anziché di una riproposizione, non v'è indice che non sia convenzionale, ricomincia il suo circolare cammino. Adesso, per neutralizzarlo, dovranno trovargli nuove vulgate genialmente esplicative, compromissorie e pacificatrici, che rappresenteranno ancora il bene contro il male. Il bene in cui ci identifichiamo e il male degli altri.

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