martedì 7 gennaio 2014

Fati e faterelli.

Il povero Pier Luigi Bersani ha seguito, in veste decisamente minore e fuori di contesto, il Fato dei Segretari del (fu) P.C.I., del quale ha le stimmate. E' stato colpito, infatti, da emorragia cerebrale, che dicono lieve, per poi soggiungere che ne avrà per sei settimane di ricovero, salvo complicazioni. Il che significa che si è trattato di un'ischemia tutt'altro che transitoria. In che consiste il Fato dei leader comunisti che furono e che non sono più? Nell'arrovellarsi troppo con le meningi e nel provocare, con la sclerosi che incalza per la vecchiaia incipiente, durante la quale continuano ad arrovellarsi in ragionamenti sempre vani e in aspettative che non vedono mai, neanche parzialmente, la luce, lo scoppio dei trombi e delle vene del capo. I democristiani, paciosi o subdoli, ma sempre menefreghisti, morivano di indigestione. Palmiro Togliatti, in vacanza a Jalta insieme a Leonilde Iotti, morì di trombosi celebrale, dopo una breve agonia. Dopo di lui, la stessa sorte toccò a Enrico Berlinguer, direttamente sul palco di un comizio che, narrano gli agiografi, tentò di continuare, senza riuscire a riprendersi. Entrambi furono celebrati con funerali plebiscitari ( o di massa? ), che i migliori registi italiani ripresero e reinterpretarono sociologicamente e culturalmente. Pier Paolo Pasolini realizzò forse il più bello, cogliendo non solo la compatta marzalità delle esequie pubbliche, ma anche il saluto privato dei pur incolonnati militanti, alcuni dei quali sfilavano davanti al feretro con il cappello in mano, mentre altri alzavano il pugno chiuso; ma alcuni si facevano il segno della croce. Confusione ideologica allo stato puro, che si perpetuerà per tutta la prima Repubblica, a livello popolare, e che ha cementato, sotto traccia, uno strano ibridismo fra le masse comuniste e cattoliche, che hanno sempre avvertito con fastidio, la vicinanza, solo politica e in itinere di un percorso che non si compirà, dei socialisti laici e amorali, dal punto di vista degli uni e degli altri appartenenti ai due unici partiti di massa della storia nazionale recente. Anche Berlinguer ebbe esequie retoriche, alle quali presero parte, in spirito, tanti avversari politici che gli riconoscevano una moralità assoluta. Una santificazione agnostica, del tutto mitologica per il sofisticato e lucidisimo Togliatti, che fu, contemporaneamente, uno dei più grandi cinici della storia italiana contemporanea, oltre che uno dei massimi esponenti del comunismo internazionale. Il buon Pier Luigi si è invece affaticato per tenere insieme gente che non ha niente in comune, che si è divisa su ogni questione che potesse tangere le morale privata, fino alla inconcludente tensione per formare il Governo post elettorale, sabotato dal Presidente Napolitano e, soprattutto, da alcuni esponenti del suo pseudo partito, che si proponevano di raccoglierne le spoglie. L'ultima, clamorosa sconfitta gli venne arrecata dalla bocciatura dei candidati del PD alle elezioni presidenziali, finché, pronubo Berlusconi, che di crepacuore non morirà mai, se riuscirà a scrollarsi di dosso la Pascale e Dudù, dovette ripiegare sul Presidente in carica, che continuò ad assicurare la sopravvivenza ad un Governo solo dall'Europa voluto con la complicità di due grandi ed incapaci schieramenti. Spero di cuore che sopravviva e che si ritiri in condizioni vivibili. Ai suoi funerali ci sarebbe solo l'apparato che lo ha sconfessato, i rivali che lo hanno disarcionato e pochi militanti, i figuranti delle sezioni che i funerali dei compagni se li fanno tutti. Come per i precedenti, si dirà. Certo, ma ben altro era allora il Pathos, quasi religioso, della commemorativa militanza. Frutti dei tempi e dei partiti "leggeri", essere stato il Segretario dei quali, non prevede la santificazione. Tutt'altro.

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