domenica 19 gennaio 2014

La vita che si insinua.

Le suorine in stato interessante sono abbastanza rare, forse sono un'eccezione, al netto delle posssibili interruzioni, ma non sono - e come potrebbero esserlo, secondo natura? - stupefacenti. La relegazione, gli orari, il controllo, sempre competitivo, delle consorelle, gli amori saffici intra moenia, rinsecchiscono la loro vitalità, in una rigidezza caratteriale nota e scontata. Ma una suorina caraibica, importata nelle grigie società borghesi, ha rotto l'incanto e, pur rifugiatasi in un'assurda incomprensione dell'evento, è stata dimissionata. Non ha potuto dire di aver visto un angelo, perché sarebbe stato il secondo genito di Dio, si sarebbe dovuto riscrivere tutta la dottrina e le avrebbero attribuito una pericolosa confusione fra volatili. Trattandosi di una suora, ancella della Chiesa, ancorchè sposa del Signore, non è intervenuta, per lei, nessuna sospensione a divinis, una contro iniziazione, per così dire, riservata ai soli sacerdoti e, con il suo fantolino, è stata messa fuori dal sacro recinto, del quale ha violato la prassi, il protocollo e del quale potrebbe suscitare l'invidia. Nel Rinascimento, periodo di cui si hanno testimonianze scritte, le maternità dentro i conventi non erano rare; il caso di Virginia De Leiva, la monaca di Monza descritta dal Manzoni, è stato per un lungo periodo, ordinario. I conventi spesso si trasformavano in nurseryes e le sorelle si applicavano all'allevamento comunitario dei bambini. Privi di padre ufficiale - ma spesso si trattava di vere e proprie relazioni che davano altri frutti - gli accuditi "trovatelli" non potevano aspirare ad eredità alcuna e questo rassicurava la Chiesa, che, invece, dei figli dei preti non vuol sentir parlare e, se riconosciuti, vengono disconosciuti dall'istituzione insieme all'iniziato genitore. Nell'appennino modenese si diceva che il lavoro di curato si trasmetteva di padre in figlio, la mia vecchia mamma, che da ragazza aveva studiato in un istituto religioso, mi diceva che la sua Superiora, una giovane insegnante, dovette lasciare precipitosamente il velo, quando si accorse di essere rimasta incinta del Direttore didattico, con il quale si accompagnava in tutte le frequenti perorazioni pedagogiche e morali alle discepole, mentre, nel mio piccolo, ricordo un letturista dell'ENEL che sosteneva di intrattenere un rapporto con una suora di clausura del convento preso il quale effettuava le letture dei consumi di energia. Oggi, con le bollette presuntive, questa facoltà, allora mensile, sembra essere divenuta impossibile. Ma evidentemente, il diavolo si insinua anche sotto le lunghe gonne delle relegate a pregare e a lavar panni e conferisce loro un po' d'incomprensibile allegria. Si dice che alla simpatica suorina sarà dato aiuto e sistemazione lavorativa, tramite le associazioni caritatevoli della Chiesa. E' già qualcosa di analogo, ma non identico, a quanto avveniva fra le stesse mura degli eremi o carmeli durante il Rinascimento - durante il quale furoreggiava il diavolo - e se poi dalla cura nasceranno altri frutti, saremo perfettamente in linea con l'immutabile, pur nevroticamente contraddetta, umana convenzione.

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