sabato 24 maggio 2014

Sussurri e grida.

Alla vigilia dell'ultima tornata di elezioni nei Paesi della Unione europea, un attentatore ha ucciso tre o quattro persone all'interno del Museo ebraico di Bruxelles, capitale del Belgio bi-linguistico ( come l'Ucraina )e Capitale in pectore ( ma potrebbe diventare Berlino, dato che le istituzioni finanziarie risiedono a Francoforte )dell'Europa futura. Il significato simbolico è trasparente: la causa del disagio sociale, susseguente alla crisi dell'euro, sono gli Ebrei, non tanto quelli belgi, ma quelli americani, di New York, con i quali, lobbysticamente tutti gli Ebrei sono collegati e che, quindi sono "colpevoli" di ogni crisi economica che si manifesti in occidente, crisi di cui sono artefici occulti. Il colpo sanguinoso e ormai ricorrente,( qualche anno fa fu la volta di un Liceo ebraico nella vicina Francia ) viene da un piccolo Paese cattolico, prossimo, nella parte vallona, all'Olanda e alla Germania, come tanta parte dell'europa centrale e queste manifestazioni sembrano attestare che, sotto la cenere, tanti tristi sentimenti si sono conservati e tramandati e sono capaci di colpire in momenti simbolici, tradendo un'organizzazione interna subdola. La crisi dell'euro è la conseguenza della crisi dei sub-prime del 2008, che venne alla luce alla Borsa di New York e di cui il maggior profittatore fu Madoff, un ebreo, ma soprattutto uno speculatore globale, gigantesco. Nella tradizione ebraica, la privatezza dei comportamenti è norma e la lobby, che pure esiste, a fianco di tante altre, non ne è al corrente, e che gli Ebrei newyorkesi, la comunità più forte, ricca ed influente dell'ebraismo mondiale, che crogiola, come tutti i maggiori capitalisti, nella finanza internazionale, influenza il suo andamento secondo occasioni, opportunità e interesse delle singole entità in cui si articola la loro e l'altrui presenza sul proscenio, senza nessuna solidarietà nazionalistica che possa contraddire l'interesse particolare..di questa o quella banca. Qui, probabilmente, viene il puntum dolens della impressionistica, storica questione. Indubbiamente, i grandi banchieri ebraici possono interagire e influenzare l'andamento dei corsi borsistici, ma dubito che possano determinarli, al pari di tutti gli altri soggetti non giudaici. Eppure, come già fanno i regimi arabi, nei confronti dello Stato d'Israele, viene fomentata nella sensibilità superficiale, la facile giustificazione, per la quale le logge e braiche si sono rimesse in azione. Si sostiene, anzi, che lo sono sempre, anche quando la situazione sembra normale e quando, cioè, traggono i loro profitti, senza colpo ferire. In realtà, i fasti e le crisi, se sono indotte, sono indotte da tutti i soggetti interessati, in un gioco endogeno. Per quello che ci riguarda, poi, dissesti e inadeguatezze a reggere il mercato sono frutto di corruzione, malversazione, condotte private nell'erogazione del credito, del clientelismo e di un lobbysmo ambientale ben più stretto e provincialmente generalizzato, di quanto si attribuisca - ciascuno, dal suo cuor, l'altrui misura - ai fantomatici Ebrei, che hanno l'unico difetto di rimanere appartati, culturalmente e moralmente e non far parte, in questo senso, del gioco. Quando lo hanno fatto, in situazione subordinata, cioè durante i nazionalismi ( altro paradosso storico ) più radicali, sono stati ricercati e riveriti, hanno suscitato, per questo, l'invidia dei cittadini "gentili". Quando le democrazie si sono, invece, diffuse, questo sentimento ostile si è riversato contro di loro che, oggi, sono un'altro sintomo, fra i più gravi, della crisi dell'Europa.

Nessun commento:

Posta un commento

Sono graditi i tuoi commenti