venerdì 30 maggio 2014

Il bunker degli idealisti.

Che ne è stato della sanguinosissima guerra civile siriana, cristallizzata da Vladimir Putin per mantenervi una formidabile base navale d'accesso al Mediterraneo e da Francesco I il buono, per poter negoziare ancora una presenza politica dei cristiani in Medio oriente, dato che l'influenza strettamente religiosa è insignificante? Le stragi non sono sospese, ma non sono più documentate. Che ne sarà di noi, chiedono retoricamente i ribelli di Donetsk, la terza città, per popolazione, dell'Ucraina e la prima per ricchezza, che, per questo, speravano di potersi affrancare dalla agricola Patria minore, dato che, comunque, russofoni lo sono sul serio? La Grande Madre Russia tace, dopo essersi annessa, con un pretesto identico, un'altra grande base navale verso i mari caldi e aver negoziato l'elezione di un oligarca cioccolataio che, con i suoi, di oligarchi, ha stretti rapporti di interesse, appena mitigati in questa fase, dalla dispettosa competizione delle sanzioni. Sono stati intempestivi o fiduciosi, non hanno preso in considerazione a dovere che la loro russofonia, così come per i pochi cattolici orientali, la fede remissiva, era la biodegradabile patina giustificativa dei pronunciamenti dei potenti, schierati a difesa di interessi "trascendenti" ai loro. Così, impunemente, a colpi di granata, i patrioti ucarini fanno cento morti al giorno in quell'enclave, nella quale, asseragliati e soli, ma molto ben armati, i malcapitati sono ora costretti a condurre, il più a lungo possibile, una guerra di logoramento che servirà alle parti traditrici di una guerra biblicamente fratricida, a mediare i loro interessi. All'occidente sanzionatorio, Putin ha già risposto, legandosi per cinquant'anni alla nazione capitalisticamente più forte al mondo, fuor di mitologia. L'europa continentale si attesterà sui suoi interessi prevalenti fino ad una ancora una volta divisa - di fatto o di diritto, si vedrà - Ucraina, mentre Putin o la Russia neo-imperiale potrà estendere la sua capacità di partnership verso l'Asia, sostituendosi, almeno nella piattaforma continentale, alle abortite istanze americane verso i Paesi emergenti, rapidamente rientrati nei ranghi, alla faccia di tanti investitori-speculatori. A Donetsk si muore per fiducia e velleitarismo, in un inferno circoscritto come il bunker di un megalomane accerchiato, a cui nessuno ha momentaneamente interesse a dare una mano. Tempo ed esperienza ci consentiranno di valutare, quanto nazi-fascismo nazionalistico sia stato all'opera e quanto sarà chiamato a supportare una nazione lacerata e impoverita.

Nessun commento:

Posta un commento

Sono graditi i tuoi commenti