giovedì 22 maggio 2014

Anche la speme, ultima dea, fugge i sepolcri..imbiancati.

Penso che domenica prossima l'affluenza alle urne sarà ridotta. Spero di sbagliarmi, ma ormai il disimpegno è diventato il non-contenuto nel quale non si sono formate le coscienze civili dei giovani e si sono appiattite le mancate valutazioni degli adulti, se non riuscivano ad individuarvi un possibile contenuto utilitaristico. La corruzione generalizzata, non solo a livello politico, l'incultura profonda ad onta dei titoli fin troppo dispersivamente attribuiti, il senso particolare e familistico degli Italiani li relega fra gli ignavi d'Europa. Le elezioni dovrebbero tenersi non nei fine settimana estivi o quasi, ma nei giorni feriali, in autunno o in inverno, se necessario. Ma non è in contraddizone con quanto precede? Non necessariamente, perché la partecipazione, espressa anche, ma non solo, con il voto, sarà appannaggio di minoranze informate. Lo sfumare dell'interesse clientelare, allontanerà le masse dalla militanza, come avviene nelle desolate plaghe meridionali, da sempre agli ultimi posti nell'affuenza ai seggi. Durante la prima Repubblica, soprattutto ai suoi esordi, i cittadini, chiamati al suffragio universale, per la prima volta, nel 1948, si schieravano per la difesa della fede ( e spesso anche della casa ), insidiate dai comunisti, che invece, per parte loro, dovevano tener conto dei sentimenti devoti di tanti proletari che, più che nel sol dell'avvenir, coltivavano il sogno di una seconda vita, autentica e definitiva, non più condizionata dalla penuria - per loro - dei beni materiali. Solo quarant'anni fa, gli Italiani del centro-nord, come durante la guerra partigiana e la liberazione, troncarono il legame di bottega fra la Democrazia cristiana e il Vaticano, confermando la legge Baslini-Fortuna sul divorzio e, poco dopo, sull'aborto. Poi qualcosa - che non è stata solo la corruzione pubblica, già nota e ignorata, tanto speculare a quella privata in cui si traduceva, del resto, a diluire definitivamente la passione civile, il confronto di fazione, l'autotutela sindacale - degna ancora di questo nome - sui posti di lavoro. La Legge 300 del 1975, anziché segnare lo spartiacque fra il vecchio capitalismo padronale e una moderna società delle soggettività al lavoro, ha individuato una linea di "non plus ultra" dalla quale siamo regrediti sistematicamente fino al revanscismo reazionario attuale. Si, è proprio vero: è scemato l'impegno, la passione e la voglia quotidiana e semplice di lottare per sentirsi bene. Una comunità sempliciotta e sciocca, da lasciar andare alla deriva, fino a che non sarà costretta a svegliarsi e a reagire. Le circostanze, nonostante l'anestesia praticabile, si incaricheranno, come è sempre storicamente avvenuto, di risvegliare gli zombie del proprio particolare.

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