sabato 17 maggio 2014

Le rigidità degli inetti in una realtà pericolosa.

Il complotto contro il legittimo Governo italiano, nel 2011, ci fu. Il colpo di Stato, una volta tanto, non fu ordito dai nord americani ( se volevano qualcosa di ancora più invasivo, per la vivida amicizia fra Berlusconi e Putin, ce lo dirà l'analisi storica..forse ,)ma dalla Germania.. post comunista e dalla Francia, con un Presidente in via di ripiegamento a vita privata. Il rialzo dei tassi di due punti, avrebbe provocato uno sprofondamento recessivo ed evidenziato le differenze storiche fra i principali redditi nazionali ( diverso il caso dei redditi regionali, nei quali la Lombardia primeggia, insieme ad altri land, sparpagliati, quà e là ). Vecchi arnesi della politica nazionale, comunista e democristiana, la compagna Merkel, che forse Napolitano non conosceva, ma di cui certamente conosceva i superiori, nel palinsesto della D.D.R., il vanesio e arruffone Sarkozy. Il direttorio europeo, che espellerà Papandreu III, in Grecia, per poterla commissariare, attraverso un Governo di larghe intese fra le due mafie, settentrionale e meridionale di quel Paese, decise che Berlusconi non poteva più rappresentarci, nonostante che fosse stato democraticamente (ri)eletto. Da allora, Monti, Letta e Renzi hanno occupato quella poltrona con un'ignavia conformistica alla perdita della sovranità nazionale, mentre il vetero-comunista-migliorista Giorgio Napolitano reggeva e regge il moccolo. Il Primo Ministro turco Erdogan, dopo aver lavorato ai fianco per più di dieci anni il modernizzato Stato di Kemal Atatutrk, si propone per la Presidenza della Repubblica, che, nelle sue mani, rischia di diventare una dissimulata repubblica islamica. Sarà pure stata una rivelazione giudiziaria a orologeria, ma la dimostrazione che l'industria turca sorta e rafforzatasi durante i suoi mandati, è tutta in mano agli esponenti del partito islamico che circondano e proteggono Erdogan, lo ha posto in una situazione di nervosismo. Di difficoltà no, perchè, credo, che il suo risultato (plebis)citario lo otterrà a prescindere e che le violente contestazioni che si sono rianimate in occasione della sepoltura ante mortem di tanti poveri minatori senza fama, siano moti di una minoritaria società laica, sovrastata da quella nazional-popolare sulla quale fonda il suo potere il despota potenziale. Costretto a rifugiarsi in un supermercato, durante la compagna elettorale, l'aspirante Presidente ha colpito con un pugno uno dei giovani che erano riusciti a seguirlo all'interno e ha profferito contro di lui un'espressione inquietante: "dove vai, specie di sperma d'Israele?". Euppure, tatticamente, la Turchia ed Israele, fino a pochi mesi fa, avevano stretto un patto di collaborazione militare. Il mondo vicino al nostro torna a farsi pericoloso, dopo che improvvidamente e improvvisamente si sono fatti saltare i tappi che soffocavano da cinquant'anni le contese storiche, anche quelle indigene. La globalizzazione ha tirato in ballo civiltà senza libertà che vivevano autosegregate e le ha rilanciate sul proscenio esplosivo, ad interagire in termini competitivamente regressivi. Nella nostra Europa neo-guglielmina, l'euro e la perdita della sovranità monetaria a favore della BCE, sono stati il punto di arrivo e non di partenza, di un apparato di accordi e decisioni che avevano un obiettivo dichiarato: accantonare e rendere poi impossibili le politiche economiche keynesiane, le uniche che si conoscano, capaci di mettere in circolo le vitamine della sostenibilità sociale. Si è voluto, dapprima surrettiziamente ed ora esplicitamente, imporre gli interessi della globalizzazione finanziaria e dei mercati, come vincoli insuperabili per gli Stati, ovviamente subordinandoli all'organizzazione ed al controllo, alla sanzione, dell'economia dominante nell'area. L'Europa non si è aperta ai mercati, ha prodotto solo una competitività indecente, al proprio interno: si è riprovincializzata. La moneta unica forte ha messo alla pari, forzosamente, economie che non lo erano affatto, disarticolandone la coesione, superando in un campo di competizione estrema, l'ipotizzata area di crescita comune. Le premesse non sono recenti ed anche allora trovarono nelle larghe intese o compromesso storico, che dir si voglia, la loro base costitutiva di un consenso estorto, di una conoscenza celata. Quando l'Italia aderì ( a cosa non aderisce l'Italia? )allo SME-Serpente ( definizione biblica )Monetario Europeo, gettò le basi per l'adesione alla moneta unica. Allora, la politica nazionale era ancora possibile. Il PCI si trovava in una para-coalizione con la DC e, fino ad allora, con la disciplina poco democratica che lo contraddistingueva, era stato fedele ai patti più dei democristiani, ma, nel 1979, Enrico Berlinguer rovesciò il tavolo, ruppe l'alleanza. Il PCI, già in crisi, decise di opporsi a quel trattato, analizzandone realisticamente le conseguenze per le classi che allora rappresentava. In Banca d'Italia furono rimossi giudiziariamente, il Governatore Baffi e il Direttore generale Sarcinelli, che avevano voluto rivalutare la lira ripetto al dollaro, per alleggerire la bolletta energetica e svalutarla verso il marco, per sostenere la produzione industriale. Baffi fu esplicito: con queste scelte non si sarebbero svalutati i salari. Fu anche l'unico Governatore a non demonizzare la scala mobile e il sistema di protezione sociale. Le motivazioni utilizzate contro la rigidità della moneta e contro il monetarismo, valgono ancora oggi. Varranno anche domani.

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