giovedì 1 maggio 2014

Celebrazioni funebri e funeste.

Che dire di questo 1° Maggio 2014, di ciò che ne resta o dei resti che se ne intravedono, in un contesto di esercizi aperti, per cercare di intercettare il passeggio, di far riempire con un acquisto, il vuoto noioso di una festa infrasettimanale, contraddetta in ogni suo aspetto conquistatore e normativo negli ultimi vent'anni e celebrata solo dai sindacati che si sono venduti, hanno perso di rappresentatività, continuano a riferirsi ad un lavoro che è emigrato, soddisfatto all'interno attraverso gli extracomunitari? Pretenderebbero di rappresentare i lavoratori in affitto, intermittenti, ma cercano la loro legittimazione in espropriate strutture di Governo nazionale e, sempre più spesso e sotto traccia, attraverso l'intermediazione della richiesta di favori per se e per gli iscritti residui, mentre si fanno promotori presso il volgo di una rinnovata divisione solidaristica del mantello di San Martino, divisibile solo fra i poveri, in cambio della loro piena ed assoluta soggezione alle pretese di onnipresenza e ubiquità sottopagate delle aziende e al recepire norme dissolvitrici dai paesi più ricchi e dalle entità private più significative. Avallano, giustificano, si raccomandano e raccomandano, in triangolazioni con questa e quella componente governativa, che, priva di organizzazione partitica, rappresenta solo un assemblaggio lobbystico e clientelare..ma ormai la clientela scarseggia. Si prende quel che avanza e si cercano espedienti per focomelici, per ridurre, ricondurre anche le apparenti discrepanze, nell'alveo secco di un'organizzazione sfruttatoria che prequantifica ogni spazio di presidio di ambiti sguarniti di riconoscimenti e di identità che non sia quella del continuo incremento della ricchezza e, quindi, dei comodi, di un ridotto manipolo di profittatori, in sincrono con inamovibili vertici dirigenziali che svolgono, di fatto, una carriera canonica, che impedisca innovazioni e riforme modificatrici della tranquilla rendita di posizione dei proprietari e costituisca la parte alta della clessidra sociale già allo stato fetale. Che dire del 1° Maggio dei 47 contratti atipici, che sono come i virus atipici che impediscono cure efficaci delle patologie? E' dal 1974 che i salari reali sono diminuiti effettivamente e, da allora, non si sono più ripresi. Il fenomeno si è manifestato dapprima negli Stati Uniti, Mecca del capitalismo e si è poi esteso a tutte le aree colonizzate. Negli Stati Uniti e nel resto del mondo industrializzato, la diminuzione dei redditi da lavoro e lo speculare aumento dei dividendi azionari è andata di pari passo con lo sgretolamento e la perdita di efficacia dei sindacati, impegnati in Europa ad rendere possibile l'incremento nazionalistico delle ricchezze private e dei conti pubblici e, grottescamente, in Italia, a supplire alla crisi ed alla latitanza della politica, senza ottenerne riconoscimento istituzionale alcuno e perdendo la rappresentatività dei lavoratori. Verrebbe da dire degli ex lavoratori, stante le migliaia di chiusure di imprese industriali, la drastica riduzione degli organici nelle superstiti, l'aumento del lavoro fungibile e multiperiodale in realtà di nicchia, neppure pagato, nè recuperato. La rinuncia, tanto tempo fa ormai, al confronto e alla contrapposizione al mondo dell'impresa ed alla sua organizzazione che è divenuta anche fonte legislativa indiretta, per l'influenza vincente che ha preso ad esercitare su di una classe politica incompetente e vile, poteva portare solo ai risultati che sono sotto gli occhi di tutti. E' tempo di prendere atto della realtà, e di affrontare, con spirito empirico, la riconquista dei nostri beni essenziali: giustizia e diritti delle persone. E' tempo di lasciare alle loro ideologiche blaterazioni tutti gli apprenditi stregoni, i prepotenti ignoranti, opponendosi a soluzioni che ci facciano riprecipitare nella feudalità consolatoria degli afflitti e dei rassegnati. La società è composita e, quindi, contraddittoria; facciamo valere le sue contraddizioni, feconde di sviluppi liberatori. Un insieme di elementi costati troppe fatiche e troppe lotte, alle quali sono sempre rimasti estranei gli opportunisti e i profittatori, da ricomporre, reincollare nell'ambito di una società molteplice per interessi, culture ed inculture, senza cercarne ingannevolmente i contenuti in questo 1° Maggio.

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