giovedì 29 maggio 2014

Omertosa incomprensibilità.

Pare che i protagonisti ed i commentatori del processo di Palermo sulla trattava fra lo Stato e la mafia - l'ultima, nota, di tante - ricevano continuamente delle missive minatorie nelle quali li si apostrofa, come usa fare la mafia stessa nell'imminenza degli attentati, come morti che camminano. Ce n'è per il Procuratore aggiunto Scarpinato, per un cronista di Repubblica e per altri funzionari pubblici meno esposti, ma solo mediaticamente. Ne viene fuori lo spaccato di un'Italia borbonica, solidale solo nel coprire il suo immutabile assetto locale di potere, mentre ministri, apparentemente potenti, denunciano l'isolamento prima della rimozione, a favore di figure che, a tutti i livelli, hanno chiesto di essere salvaguardate dalle indagini. Temo che questo processo vedrà ritardi provocati, sospensioni e riprese tardive, fino ad addivenire, più che ad una sentenza penale, ad una sintesi storica induttiva di un fenomeno ( quello degli attentati dinamitardi, dopo l'uccisione di alcuni referenti politici ) con il quale, in quegli anni ed in quelli precedenti, si è parlato fra persone in grado di intenderne i significati.

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