venerdì 23 maggio 2014

Sensazioni.

Leggevo sull'Espresso la perorazione di una mamma, a difesa di suo figlio, incarcerato a regime duro ( per intenderci, quello a suo tempo riservato alle Brigate rosse ed oggi rispolverato per un "internazionale" reato di terrorismo potenziale ). Insomma, una Guantanamo de no'antri. Codesta, rievocava la tardiva comunicazione dell'arresto del figlio, adulto e fuori dalla casa dei genitori, lo stato pietoso della detenzione riferita ad un giovane borghese, non abituato a certe asprezze e soprattutto stupito di una reazione così violenta della Magistratura torinese, cioè dello Stato, in rapporto ad una non provata manomissione di un rullo escavatore meccanico in Val di Susa. La Corte di Cassazione ha rigettato la motivazione dell'arresto, chiedendo ai giudici torinesi di riformulare l'accusa, perchè, così com'è, non corrisponde a nessuna specie di reato. La scarcerazione avrebbe dovuto essere immediata, invece persiste ed alle stesse condizioni. Non entro nel merito, perché non so nulla, se non per letture giornalistiche, della vicenda dell'alta velocità. Sono anni, comunque, che la vicenda non trova soluzione, né accettazione e, per questo si è deciso, di reprimerla, com metodi polizieschi, con presidi in loco dei Carabinieri e, infine, per ora, con dure sentenze indiziarie o, peggio ancora, rivolte verso ambienti che hanno diritto di esprimere, anche nelle forme più radicali e gridate, il loro dissenso sul progetto e di organizzarsi per impedirne la realizzazione. Se nella tratta Torino-Lione, l'energia, almeno nella parte italiana, non è costituita da tangenti e interessi incrociati, mi mangio il solito bricco e, in fondo, fuor di formalità, la sbirraglia è lì per tutelarne le trame. L'autorità togata investe il suo prestigio, i suoi stipendi, le sue ferie in forme affiancatrici delle volontà politiche, economiche, così decise da essere probabilmente estranee alle pur fitte trame domestiche e, quindi, riferentisi a sollecitazioni "comunitarie". Non so - dicevo - se l'opera sia utile o distruttiva dell'eco-sistema, se il costume e l'economia, per forza di cose, tradizionale, della valle sia in pericolo e con essa la coesione sociale e familiare, né sono in grado di valutare quanto, di tutto questo, gliene importi alle comitive contestatrici che vi si recano, dopo i primi moti autoctoni, in pellegrinaggio o in gita oppositiva, nei fine settimana, ma la semplice ritualità, direi quasi quotidiana del fenomeno, che si è sedimentato nel tempo e che pare aver creato delle solidarietà trasversali fra le famiglie degli inquisiti e chi capeggia i movimenti, la propaganda muraria che ormai invade le città e accompagna ogni tipo di manifestazione spontanea o di base - comprese quelle delle U(nità) S(indacali) di B(ase), l'unica forma di sindacato rimasta, nella morta palude del confederalismo degli interessi politici, mi inducono ad altre riflessioni. Sto scorrendo, in questi giorni, il diario partigiano della giovane moglie di Piero Gobetti, che dopo la sua precoce morte per le bastonature dei fascisti, avrà altri due mariti, conosciuti nelle file della Resistenza torinese, una Resistenza fatta di spontaneità, affinità culturali, vita quotidiana, incontri rubati alle incombenze più comuni. Vi si parla di ragionamenti, fra persone colte, passioni, intenzioni, sparizioni e attentati attribuiti con l'immaginazione, non avendone possibile riscontro, sullo sfondo dell'invasione tedesca del nord Italia e la rabbiosa repressione in articulo mortis dei repubblichini. Non so perché, ma ho associato le due realtà, avvertendone la continuità e, mi è sembrato, ininterrotta coerenza. Oggi, ad interferire, con le dinamiche ostative ci sono i rappresentanti dello Stato e questo, fino ad un certo segno, è normale; ma sta, anzi è diventata normale, anche una lunga resistenza di una base che non si conosceva e che ha trovato coesione e solidarietà nelle vicende legate alla repressione, della quale non accettano i contenuti e che sono ancora disposti a contrastare. Che cosa ne verrà, non lo so. Sono certo, però, che sia l'unica forma di opposizione, ibrida fin che volete, in una realtà che ha perso il senso dell'alterità.

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