sabato 3 maggio 2014

Guerriglie senza scopi.

A poco più di un'ora dall'inizio di una finale - quella di Coppa Italia - che fino a pochi anni or sono era considerata una seccatura dalle squadre di club, già si conta un ferito grave e gli spazi adiacenti allo stadio olimpico di Roma sono percorsi da ombre disperse, animate da follia violenta e da ninja mascherati da tutori della loro sfiga che li rincorrono e li manganellano, sicuri della loro impunità, perché "gente di merda". I manganellati e loro. La Coppa Italia ha cominciato ad essere presa in considerazione quando i diritti televisivi ed i trasferimenti della Federazione italiana gioco ( anzi giuoco, come riporta la targa ) calcio si sono fatti consistenti, dai quarti di finale in avanti. Tanto è vero che la manifestazione è rimasta deserta durante i primi turni, che servono ad accumulare i diritti televisivi R.A.I., che, tradotti in pubblicità, vanno ad implementare le risorse destinate ai più attrezzati, cioè alle società più ricche. Gli emarginati delle subure urbane, che vivono di tifo, associazionismo alle più incomprensibili entità del revanscismo muscolare, furti e sniffate, in abitazioni trascurate, trovano in eventi come questi, l'occasione per "far valere una potenziale capacità d'invasione della terra di nessuno" prospiciente alle loro passioni, non più il luogo di transito o di sosta delle ordinate manifestazioni della coesione sociale e sportiva. La nuova Italia è, già per questi aspetti, dimidiata in ghetti, in contrasti fra automi senza futuro e ninja che sfogano la loro frustrazione garantita.

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