venerdì 1 maggio 2015

Società medievale, fra grandi parate e grigie periferie. Quando le contraddizioni si ritrovano in piazza.

La guerriglia milanese, certamente prevista, conferma il parallelismo con le manifestazioni violente del mondo occidentale senza più ( da noi ) un partito antagonista, casomai solo di facciata. La crosta culturale - dove ancora identificabile - può essere diversa, ma la sostanza di un mondo che si sente ed è superato e l'espressione caleidoscopica di un mondo degli affari e della ricchezza commerciale, è sempre più stridente. Queste manifestazioni non porteranno a nulla - i manifestanti lo sanno - ma attesteranno una presenza sulla scena degli esclusi. Questi ragazzi difficilmente lavoreranno, tranne che a singhiozzo e per lasciare presto una gamma di possibilità fatte di stenti; le loro qualifiche professionali e culturali sono probabilmente inesistenti, la loro organizzazione di borgata o di centro sociale ( dove però la polizia è presente, o come si dice, infiltrata ). Sono andati alla manifestazione in metropolitana e in metropolitana sono tornati a casa. Si sono travisati con i caschi integrali e si sono spogliati, sulla strada del ritorno delle tute nere, che hanno abbandonato sulla strada. A Roma dicevano che l'assassino del giuslavorista D'Antona era rientrato con il motorino in qualche cortile condomniniale. E' questa organicità con il tessuto urbano che dovrebbe preoccupare. Gli atti vandalici, coperti da assicurazione, sono identici, anzi inferiori a quelli che nelle stesse ore interessavano Batimora e pochi anni or sono Tottenham, in quel di Londra. Non dissimili erano i moti cinquecenteschi nelle città tedesche interessate dalla riforma luterana: è solo un esempio fra i tanti. Non più sofisticate erano le soldataglie e i manifestanti spiritati ( ma lo erano anche le trupep lealiste ) in quelle contrade. A un certo punto, a Milano, i contestatori hanno tirato fuori dalle bisacce dei candelotti lacrimogeni, con i quali si sono coperti la fuga. Mi sembra che sia la prima volta che accade. Qualcuno su Twitter ha chiosato: "verrà un giorno in cui qualcuno ci spiegherà chi erano i black-bloc, come fece Andreotti, nel 1990, illustrandoci chi era stata Gladio". Non so se sia un'interpretazione corretta: in parte, è possibile. Anche a Genova, dove i tumulti furono ripresi da diversi registi cinematografici, la polizia, col volto coperto di nero-fumo e in buona parte in borghese, come a Milano oggi, si intrattiene con i cappucci neri in maniera ambigua e colloquiale. Non ci sono scappati né morti, né feriti e questo è il miglior risultato della giornata. Nei video, un automobilista in calzoni corti, attraversa la strada, raggiunge le macchine in fiamme e sposta la sua, intatta fra due roghi, poche decine di metri più avanti. Quello avrei potuto essere io. In un altro film,che invece non mi è piaciuto, un poliziotto riconosce una manifestante che stava ritornando sui suoi passi: "ammanettala, ammanettala questa sozza, fermala questa troia". Era completamente isolata. No, non ci siamo, da nessuna parte.

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