mercoledì 13 maggio 2015

De " il tutto deve cambiare, rimanendo come prima nel sogno della vita".

Mentre la politica tradizionale frana sotto i colpi dell'insignificanza in un contesto indefinito, il 25 di questo mese si vota in Spagna per elezioni regionali e amministrative, simili, nella forma a quelle che si terranno in Italia, ma molto più significative nella sostanza di un Paese tenuto insieme, prima da una dittatura fascista ed ora dalla Corona che non riece ad essere unificatrice, perché i nazionalismi catalano ( soprattutto ) e basco, andaluso e galiziano ( forse le due uniche entità davvero regionali ) metteranno a dura prova la tenuta dello Stato e, probabilmente articoleranno il panorama partitico ispanico in quattro sezioni. Ai popolari, di destra e ai socialisti si affiancheranno due nuove formazioni: Podemos, direttamente dal movimento degli indignati, di sinistra alternativa all'Europa del nord e Ciudadanos, movimento anti apparati di destra, la cui genetica e la cui chimica non sono state analizzate approfonditamente in un contesto ribollente e contraddittorio come quello spagnolo, nel quale la destra, con l'aiuto della Chiesa cattolica, ha avuto in passato buon gioco nell'imporre la sua forza. Questi movimenti non hanno radicamento politico, non si ispirano a dottrine che possano trovare applicazione nel contesto attuale, ma si fondano sulla rappresentanza delle difficoltà della gente comune e si valgono anche della partecipazione a-ideologica di quelle che una volta si chiamavano "le masse" e che adesso sono non uniformemente alimentate dalle persone in difficoltà. A destra si scontano sentimenti identificativi, non tanto e non solo nella nazione chiusa in se stessa, quanto nella nazione tradizionalista e reazionaria contro il globalismo e la dominanza estranea dell'europa settentrionale. L'appartenenza è trasversale e trasversali potranno essere le alleanze sullo scenario europeo. In pratica, questi magmatici movimenti, per forza di cose estranei alla dinamica a-politica di scenario, vanno miscelando le confuse e future identificazioni con gli apparati post partitici che si vanno formando sull'otto volante della finanza globale. La crisi irreversibile di certi Paesi, come la Grecia, li rende sensibili alle sirene di altre, mastodontiche formazioni di Stati che si stanno rinserrando per competere, su posizioni di forza, contro l'influenza nord americana, ma anche del continente europeo centro occidentale, pur non sussistendo più società collettivistiche. I nuovi raggruppamenti di Stati, ad esempio Russia-Cina ( stretti da un cinquantennale accordo energetico )India ( che ha un contingente militare d'élite in simbiosi operativa conm l'esercito russo ) Sud Africa, le cui banche sono state tutte rilevate dal capitale cinese, come le grandi infrastrutture portuali e Brasile, per un post terzomondismo che mi sfugge, ma a cui assomiglia la nuova pattuglia non omogeneizzata al capitale senza confini, ripercorrono, diversificandoli, gli schieramenti ottocenteschi delle potenze in lizza, oggi coagulate. Un sistema economico univoco, ma il diverso obiettivo di non farsi fagocitare dall'altro schieramento e, domani, di batterlo. Non ci sono più le contrapposizioni fra i blocchi economici ed ideologici, al cui interno persistevano diversità tenute a freno da un obiettivo contingente comune, ma la spinta a coalizzarsi in funzione contenitiva ed aggressiva si è ripresentata come se, in mezzo, non ci fosse stato niente. In questo contesto, fatto salvo lo scopo comune di conntenere nei suoi confini l'Islam e di controllare le migrazioni indotte dal nuovo colonialismo e dalla miseria ulteriore degli esclusivi modelli di ricchezza, il pampa-Papa rilancia alla grande la missione diplomatica della Chiesa cattolica e diversifica le aree del suo insedimanto e della sua espansione, offrendo un ammortizzatore alle incredibili e rapidissime sperequazioni nel reddito dei popoli. Non credo che sia un risveglio dai vecchi sogni, bensì l'adeguamento cinico ai nuovi ( si fa per dire ) scenari, riposizionandosi nelle fogge più utili alla riconferma, riconvertita, delle antiche preminenze, da ristabilire continuamente.

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