domenica 17 maggio 2015

Morti allo specchio.

Abu Sayyaf è stato ucciso da un commando statunitense sul suolo che le milizie del IS si erano conquistato. Costui era il ministro del califfo per il petrolio e l'energia: un concorrente diretto degli interessi americani. Per lui, come per Osama Bin laden, si sono scomodati i corpi speciali di assassini, che, come tutti gli assassini, uccidono e fuggono. Chissà quanto avrà preso l'antenna dell'intelligence? In Egitto, il Presidente improprio, scaturito dalle prime ed uniche elezioni popolari, patrocinate dagli stessi Stati Uniti, sull'abbrivio delle primavere arabe e dagli stessi committenti revocate, in "golpe", non appena resisi conto che il sentimento popolare era per I Fratelli Musulmani, patrocinatori delle civiltà autoctone e fierissimi avversari dei loro alleati di Israele, è stato contestualmente condannato a morte, invertendo la sentenza che aveva colpito il deposto dittatore Hosni Mubarak: Morsi svrebbe provocato, durante le rivolte anti Rais, morti e feriti. Come se Mubarak non avesse proceduto "manu militari" contro il suo popolo ogni volta che, nel corso di trent'anni, il suo potere era stato contestato o gli interessi geo-politici degli Stati Uniti messi in discussione, non a casa loro, ma nella patria "regione" degli Egizi. Solo la propaganda dei media "liberi", in realtà asserviti agli interessi economici di chi li finanzia direttamente o indirettamente, affermerà che le inevitabili ritorsioni saranno frutto di terroristi misconosciuti che, subito dopo, contraddittoriamente, saranno trattati come eserciti nemici, da colpire non solo con analogo terrorismo mirato, ma anche attraverso vere e proprie guerre sul loro territorio, in associazione con gli altri Stati alla S.p.A. e non solo alla difesa comune.

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