venerdì 8 maggio 2015

Facoltà di scelta.

I Conservatori, già al Governo, stravincono nelle elezioni di giovedì, tenutesi in Gran Bretagna. Tutti i leader sconfitti si sono subito dimessi. I nazionalsti scozzesi hanno ottenuto un parziale, ma significativo successo. Le elezioni di metà settimana hanno ridotto significativamente il numero dei partecipanti: si tratta per altro di un consolidato e snobistico costume inglese, a marcare l'ordinarietà del gesto, dopo il quale solo il Parlamento avrà la facoltà di interpretare le esigenze rappresentate e di legiferare in merito. Sempre che il Primo ministro non intraveda la possibilità di migliorare il suo successo ed indica nuove elezioni, che spesso si risolvono con la vittoria degli avversari. Questa volta, Cameron ha portato a termine il quinquennio. Era dato ii sostanziale stallo con il Partito laburista e, invece, ha vinto nettamente, o meglio con la metà più uno dei parlamentari, margine di sicurezza in un sistema come quello britannico, tanto è vero che ha annunciato di voler governare da solo. Spariscono o quasi i liberali, piccolo nucleo storico della società inglese: i "liberali", in queste contingenze, sono diventati conservatori, come in Italia sposarono ad un certo punto, l'ideologia e il partito neofascista, sostituendo i propri rappresentanti con i loro. Gli xenofobi ed antieuropeisti hanno ottenuto un buon risultato percentuale, ma il sistema ha negato il seggio anche a Farage, alleato di Beppe Grillo a Bruxelles. Pur mantenendo il secondo posto nel Parlamento, i laburisti hanno perso oltre venti seggi ed il loro segretario dimissionario sta per venir sostituito da suo fratello. Il familismo, in politica si conferma anche in Gran Bretagna. Se l'Europa ha stimolato dovunque la rinascita dei particolarismi, nel Regno Unito lo sta facendo con particolare virulenza e sono già alle viste ampie concessioni agli Scozzesi, dopo queste elezioni. Ma, soprattutto, la ex liberale Inghilterra. oggi conservatrice, si appresta, l'anno venturo, a pronunciarsi con un referendum sulla permanenza o sull'uscita nella o dalla Unione europea, verso la quale ha vincoli molto labili, ma dalla quale, anche ai vertici del Governo, sono robusti gli scetticismi ed è chiara la volontà di far scegliere il popolo. Pur con drammatiche sperequazioni di reddito, l'Inghilterra se lo può permettere; nessuno si azzarda a minacciarla, nessuno ha la presunzione di poterne condizionare la politica. E' questa la differenza fra il nostro "stato di necessità" e la libertà di scelta le cui eventuali conseguenze, sono già scontate da sempre dai sudditi di Sua Maestà.

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