sabato 9 maggio 2015

Celebrazioni all'incanto e celebrazioni di rivincita.

Anche a Mosca, come il 25 Aprile da noi, si è tenuta al commemorazione della vittoria sui nazisti, settant'anni fa. Nel nostro caso, si è trattato della rievocazione della lotta partigiana, che conosce, da parte neo-fascista, una dialettica verbale alla pari, dopo il loro sdoganamento,a cui è seguita una lunga storia revisionista a ritroso. I Russi hanno celebrato l'evento sulla Piazza Rossa, che non ha ancora cambiato la sua denominazione, in una bella giornata di sole. Sul palco del mausoleo prospiciente, c'era Putin e la nomenklatura dell'esercito. Mancava l'iconografia sovietica e i drappi rossi. Il Capo di Stato maggiore delle forze armate è uscito dal solito androne e ha pronucniato, con voce stentorea, poche e circostanziate parole, scandendole lungo le nemerose tappe del suo percorso. L'aspetto evidente della parata era nazionalistico: morta l'Unione Sovietica, i Russi continuano a celebrare la loro sanguinosissima guerra contro l'occupante nazista e la loro successiva espansione verso l'ovest del continente, che determinò il disegno dei confini di reciproca influenza, fra l'impero comunista e quello mercantile. Sulla torre del Cremlino non campeggia più la stella rossa, ma i Cinesi e i Cubani erano presenti, i governanti dell'Occidente erano tutti assenti, in un gioco di scuderia, miope e contingente. La guerra dei Russi fu condotta con uno spirito di sacrificio e di eroismo che hanno poche testimonianze nella storia. Al netto delle costruzioni ufficiali e della propaganda, il popolo russo si perse effettivamente in una lotta irriducibile che lo portò alla vittoria militare, ma lo privò di trenta milioni di connazionali. Quanti ne aveva ucciso Stalin per "liberare" le terre dal canservatorame contadino, che spesso si limitava al non voler conferire le merci prodotte al Kolkoz, come usava conferirle al padrone feudale in altri tempi e circostanze. Sulla spianata delle manifestazioni, i veterani superstiti sfoggiavano, sulle loro giacchette sovietiche di pessimo taglio, i medaglieri che erano stati loro attribuiti: molte di quelle medaglie recavano in effigie la falce e il martello. Putin ha voluto sottolineare che i dati storici non si contraffanno e che le sanzioni non fermeranno il ritorno sulla scena mondiale della Russia. Intanto, nelle zone di confine con l'Ucarina, le battaglie di cui non si parla più, imperversano e causano morti e mutilati. Ne sanno ancora qualcosa le donne emigrate in Italia e altrove a fare le badanti o le domestiche, che vengono spesso raggiunte dalle notizie dei caduti fra le fila delle loro disperse famiglie o di atroci mutilazioni agli arti, che rendono ancora più disperata la lotta per la sopravvivenza o il lento trascinarsi verso una ormai agognata fine, con il dolore di lasciare in vita, menomati, tanti fra i propri cari. Intanto, nella parte occidentale del globo, continua l'adeguamento istituzionale ad una nuova società delle diseguaglianze che fornirà, all'occorrenza, nuova mano d'opera e nuova carne da macello, a chi e per chi deterrà il portafoglio rappresentativo delle nazioni. Ma Mosca si è celebrato il 1° Maggio?

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