sabato 9 luglio 2016

Si vende, si vende, ma i compratori?

La nostra provinciale società, tutta concentrata sulle vendita, segna il passo. Sono ormai dieci anni che la solvibilità delle famiglie si è inaridita, che la riforma Bersani "multibrand" ha aperto il mercatino al collocamneto di ogni bene - soprattutto immateriale - destabilizzando equilibri acquisiti su prezzi standard. La rincorsa al ribasso ha per forza smantellato le tutele legali e contrattuali, a loro volta polverizzate dai contratti atipici, sintetizzati da ultimo nel Job's act. Il lavoro e la sua qualità si sono omologati al massimo delle competenze presunte o della titolarità e gli stipendi si sono stabilizzati in basso. Sono frequenti le interruzioni e i cambi, spesso nello stesso settore merceologico, "a tutele crescenti e stipendi decrescenti". Tutte le tutele collaterali in forma di polizze assicurative, sommate, influiscono pesantemente sul reddito familiare, il mondo scolastico, a cui sono stati un po' adeguati gli stipendi, continua ad essere giudicante e sanzionatorio, ma non si spende nell'affiancamento scolastico, né si affronta il problema dell'evoluzione scolastica delle classi più disagiate, anche psicologicamente per il clima familiare. Il tasso di evoluzione del costume familiare, anche attraverso l'emigrazione e il disagio adattativo, è inesistente e spesso regressivo, le struture di supporto ad un mondo che non si affranca e che non evolve, sono sempre più ristrette, più problematiche e contese fra vecchie e radicate insufficienze autoctone e nuovi arrivi, numerosi, portatori di costumi e sentimenti religiosi allogeni e, fin dall'inizio, in oggettivo stato di necessità. Come in un sistema di vasi comunicanti la società si impoverisce, i ritmi di recupero e compensazione aumentano ben oltre la soglia fisiologica, il clima nelle famiglie peggiora. L'istruzione universitaria, completamente privatizzata, è altamente onerosa, ma rimane l'ultima ed unica forma di cultura impartita pubblicamente ad avere un senso, sia pur molto più limitato e sottoconsiderato che in passato, tanto che, come nelle società anglosassoni, prima o poi la validità legale dei titoli sarà abolita ( si potrebeb ormai evitarlo, per quel che contano ) e per le specializzazioni non strettamente tecniche o scientifiche, anch'esse soggette al "numero chiuso soprattutto delle dinastie familiari e delle raccomandazioni d'interessi", ci sarà solo l'indeterminatezza del cosiddetto mercato, declinabile concretamente in mille sottospecie. La prospettiva pensionistica è in continua flessione e l'apparato bancario in disordine ( non da oggi ) si focalizza sulla privatizzazione del welfare ( vedi proposte Renzi-Poletti sull'anticipo della pensione ), ma prima che sia a regime e che abbia ripristinato sull'insieme il suo modello speculativo e indebitamente appropriativo, passerà qualche anno. Nel frattempo i conati trasformistici ribaltano senza preavviso le situazioni di fatto, ritornano sui loro passi e trovano una precaria soluzione mediana, nella quale per ora, fra nervosismi e insofferenze, si acconciano. Lo Stato clientelare, mafioso e un tempo partecipe dell'economia che stabilizzava con il deficit di bilancio, si è ritirato: pensava di farlo solo dalle beghe e che la guerra, nella quale avevamo repentinamente e astutamente ribaltato le alleanze, non fosse finita nei suoi effetti. Invece, la necessità imprevista di pagare i debiti, ha stretto il cappio di una moralità fiscale inesistente al collo dei cittadini, che restano opportunisti ed evasori, tranne che per evitare guai maggiori. Si vende, si vende, ma i compratori? Potrebbero non essere sul mercato indigeno.

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