venerdì 29 luglio 2016

La violenza quotidiana.

Continua in Puglia, in Calabria e in Campania la raccolta dei pomodori da parte di una manovalanza schiava che lavora a cottimo e ristorna buona parte della paga ai caporali che la ingaggia e che sono i monopolisti dei trasporti, del vitto, delle baracche ed anche delle ricariche telefoniche, oltreché della chiamata o dell'esclusione. Attraverso il recupero di buona parte del salario, ( al massimo 3,5 euro l'ora ), i caporali in consorzio lucrano al termine di una solo stagione, nell'area triregionale, 1.500.000 euro dai braccianti, che sono l'ultimo anello della filiera di reddito, dapprima imposto dalle società di imballaggio industriale del prodotto, scendendo per il prezzo che i grossisti impongono ai dettaglianti, per finire con la cresta sulla paga dei lavoratori, che, alla fine, sono gli unici gabbati e sfruttati del meccanismo. Analogo fenomeno si presenterà al nord, quando verrà il momento della vendemmia, casomai ad opera di parte degli stessi braccianti sfruttati al sud sotto il sole omicida. Quando qualcuno stramazza sotto la fatica e l'insolazione, viene scaricato velocemente davanti al primo pronto soccorso da auto che si dileguano rapidamente, mentre, quando qualcuno muore, viene fatto sparire in forme criminali, privo com'è di qualsiasi notorietà. Molte donne vengono sfruttate anche sessualmente, alcune rimangono incinte e non si manifesta, allora, nei nosocomi vicini, quel fenomeno non stagionale dell'obiezione di coscienza all'aborto. Ne ho già parlato e riportato l'anno scorso, ma come volevasi dimostrare, nulla è cambiato e la polizia locale continua ad ignorare un fenomeno noto anche alle pietre, come tante altre ignominie nazionali, di scarso interesse, anzi di nessun interesse per l'ordine pubblico. Come la mafia cinese, un'altra mafia. Le violenze estive non attengono solo agli atti di terrorismo. Sembra infatti che, in questa stagione estroversa, la natura etologica degli animali, di cui l'uomo fa parte, riprenda a manifestarsi in tutte le sue potenzialità che solo fiabisticamente sono luminose e positive. I conti da regolare, sommatisi durante le stagioni crepuscolari, vengono saldati fuori dai bar, fra una granita e un gelato, le violenze sessuali conoscono un picco ormonale e si consumano nei cascinali, in abituri diroccati, per la strada. La distrazione la fa da padrona e sono frequenti, ogni anno, gli abbandoni in macchina di neonati e di animali che vengono ritrovati disidratati ed arrostiti. I canili e i gattili si riempiono di randagi di razza abbandonati. I bambini dimenticati vengono rinvenuti dai genitori, dopo essere stati accantonati, con una meravigliata resipiscenza dei genitori che li avevano rimossi con una dimenticanza che andrebbe investigata psicologicamente. Un uomo, tre anni fa, risalì in auto, dopo una sosta al Mottagrill e guidò per trecento chilometri senza accorgersi che, al suo fianco, non taceva, come al solito, la moglie, la cui vicinanza costante era dovuta soltanto a mancanza di alternative. Certamente, molti viaggeranno silenti nel rito di trasferimento vacanziero agostano, sopravvissuto, di riflesso, alla chiusura delle fabbriche. Una tigre, in un parco biologico, in Cina, cioè in uno zoo senza le gabbie, ha carpito una donne che era scesa dalla sua macchina e se la è mangiata con comodo a distanza di sicurezza da altri predatori, anche di infimo livello, come iene e coyotes. Un elefante, in uno zoo marocchino, ha invece raccolto un sasso e lo ha scagliato, con forza e precisione, in testa ad una bambina che non è sopravvissuta. La direzione ha eccepito che tutti i protocolli formali erano stati espletati, ma l'elefante ha voluto colpire la scimmia maligna che lo aveva imprigionato e che veniva a vederlo in prigione, senza alcun motivo. Non è la prima volta che accade, eventi identici, sempre ad opera di elefanti, sono avvenuti in passato ed è probabile che si ripetano. In natura, la violenza è la norma e la lagna buonista è una mascheratura di violenze più sottili, rimosse e giustificate, purché nascoste.

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