domenica 3 luglio 2016

Le occasioni e gli occasionali.

La prima fase del restauro del Colosseo è terminata. Fanno la ruota del pavone il ministro Franceschini e ei premier Renzie. Sembra che il merito e l'intero excursus dell'opera, che dovrebbe essere completata entro il 2018, sia stata iniziato e concluso, parzialmente, per ora, da loro. Invece si tratta di un discorso che inizò un'era fa, con il coinvolgimento delle maggiori istituzioni para-politiche dell'epoca, in primisa la Banca di Roma che ne finanziò una parte considerevole. Ero presente a quell'assemble nella quale i rappresentanti degli azionisti privati schiumavano rabbia e fiele per il mancato riconoscimento del dividendo, auspicavano a gran voce la macellazione o l'espulsione del personale che gravava troppo sulle rese e censuravano, con cristallina ignoranza, il contributo al restauro che li aveva privati del dividendo. Un altro ignorante, il Presidente dell'Istituto capitolino, oggi scomparso, per emulsione, Cesare Geronzi ebbe a commentare: "se fosse stato per me, il Colosseo sarebbe rimasto com'è". Il testimone, quindi, come i capitali "emulsionati", sono stati raccolti e "riattribuiti" dagli emblemi aggiornati e dai loro porta-vessilli, fino all'ultima, per ora, parata di sorrisi pubblicitari di Franceschini e di un abbacchiato, a dir la verità, per altre cause, ex comico Renzie. I progetti hanno la loro genesi, con la loro predominante componente affaristica, ad opera di figure che, in periodi di cambiamenti di facciata, vengono rapidamente sotituiti e che sono, in gran parte, già morti, come il Divo Giulio Andreotti. Gli unici ad averci meso le scarpe, in cambio di protezioni e favoritismi politici, sono stati i Della valle, dei quali una gigantografia di Tod's campeggerà sul frontone ancora da restaurare dello stadio antico dove il grido "devi morire" aveva ancora un significato reale.

Nessun commento:

Posta un commento

Sono graditi i tuoi commenti