domenica 3 luglio 2016

Al tramonto e all'alba.

E' morta una persona importante, un testimone onesto dell'aberrazione nazista: Elie Wiesel. Di lui ho letto La notte, nella quale descrive i suoi dieci anni in campo di concentramento, la separazione dai genitori e dalla sorellina che vide avviarsi alla camera a gas, alla quale lui scampo'. Non ricordo di aver letto altra descrizione così oggettiva, ruvida ed essenziale e raramente ho sofferto nel portarla a termine. Lucido e spietato prima di tutto con se stesso, inaridito di ogni felicità dalla vicenda di cui era stato partecipe spettatore, offre il quadro senza speranza, nel perimetro concreto del campo di negazione. Di Wiesel ho letto anche L'alba. Siamo in Palestina, in un anno imprecisato della guerra - anche allora chiamata terrorismo - che Ben Gurion e quella che veniva da loro appellata la Resistenza ebraica per il riconoscimento dello Stato di Israele, auspicato dai sionisti, contro i britannici. La contesa si esercitava, infatti, fra i Sionisti ed i soldati inglesi, mandatari nella cosiddetta Terra Santa. Gli inglesi impiccheranno all'alba il prigioniero David Ben Moshe, i clandestini ebrei risponderanno giustiziando a loro volta un ostaggio. Il compito è stato affidato al giovanissimo Elisha, emigrato in Palestina reduce sopravvissuto. Durante la notte che precede l'esecuzione, o l'assassinio, la mente del ragazzo è visitata dai ricordi dalle contraddizioni e dal marasma morale. Poi eseguirà la sentenza. Un'altra lettura faticosa e autenticamente dolorosa, eppure sintetica e vera dei drammi confusi dell'anima, senza alcuna ricerca di giustificazione opportunistica, di vittimismo fine a se stesso, anzi attenta a non rimuovere la viltà del "privilegio" di vivere e la lacerazione della scelta che non rimuoverà il fatto. E' stato un testimone vero, profondamente attendibile.

Nessun commento:

Posta un commento

Sono graditi i tuoi commenti