domenica 3 luglio 2016

Il cervello in acqua.

Se fosse vero che tre dei nove attentatori di Dacca erano reduci da studi in istituti scolastici privati ed avevano frequentato anche le Università, parimenti private ed anglicizzanti, qualcuna d'importazione, del loro Paese, ci sarebbe da mettere fra parentesi il paradigma di: estremismo uguale ignoranza e risentimento sociale. Le informazioni sono seplificatorie: un terzo,' i rampolli di buona famiglia, ma lo erano anche i massacratori del Circeo a Roma e, molte volte, al privilegio economico e sociale si accompagna la presunzione e il sadismo di che ritiene di poter avere tutto e di poterlo disprezzare. Avevano frequantato l'Università? Lavevano finita? Alla loro età, normalmente si ricopre già una posizione di lavoro nell'ambito di un percorso di crescita. Non è un mistero che anche gli attentatori dell'11 Settembre erano giovani facoltosi che avevano sacrificato la loro vita subito dopo aver conseguito lauree prestigiose proprio negli Stati Uniti e si sa, lo sanno per primi gli americani, che le più ricche e retrograde dinastie petrolifere, mentre fanno affari con loro, finanziano il terrorismo. Osama Bin laden era un ingegnere, era ricco e i suoi numerois fratelli sono al vertice di multinazionali e risiedono per affari all'estero. L'Islam militante non è fatto solo di semi-analfabeti desiderosi, anche se solo per un attimo, di riscatto, ma è diretto e manipolato da alcuni esponenti delle più ricche famiglie di quel mondo che dalla gerarchia "militare", che passa ereditariamente ai loro figli maschi quando vengono uccisi, traggono certamente influenza e consolidano, ampliandolo, quanto già detengono. Per la nostra mentalità, è comunque improprio che tre giovani di belle speranze scelgano di mischiarsi al volgo in un'impresa tanto particolare quanto insensata, ma,a parte i prcedenti, bisognerebbe investigare la composizione delle loro famiglie ed il loro ruolo all'interno delle medesime. In fondo, erano studenti universitari anche i brigatisti rossi in Italia e la contrapposizione violenta allo status quo origina sempre dalle Università e dagli ambienti borghesi, spesso ricchi, finanziatori e talvolta, come nel caso di Giangiacomo Feltrinelli, attori in proprio e caduri sul campo. Se anzichè considerare la propria vita un elemento transeunte e biologicamente abbastanza breve di un'esperienza generazionale - fatte salve le vicissitudini e le esperienze personali - sostanzialmente comuni, ci si esalta nell'assolutezza della propria presenza sul proscenio sul quale si alterneranno i nostri successori e sul quale si sono prodotti i nostri predecessori, ecco che l'impazzimento è possibile e la critica classista sfuma, ma solo un po'. E' come se qualcuno, essendo dominato da un Super Io censore e sentendosi in colpa, ora per i suoi privilegi rispetto al modello morale che ha adottato o, forse, per la sua cattiveria inconscia, mascherata da buone intenzioni o per tutte e due le cose insieme, decidesse di suicidarsi in un sinergico e caotico profluvio di inensatezze.

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